di Antonella Pederiva .
Siamo figli del nostro passato che, se anche riporta ricordi dolorosi, è un patrimonio nostro, siamo fatti di lui.
Alla Luna di GIACOMO LEOPARDI
O graziosa luna, io mi rammento
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Che, or volge l’anno, sovra questo colle
Io venia pien d’angoscia a rimirarti :
E tu pendevi allor su quella selva
Siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
Il tuo volto apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed è, né cangia stile,
O mia diletta luna. E pur mi giova
La ricordanza, e il noverar l’etate
Del mio dolore. Oh come grato occorre
Nel tempo giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve ha la memoria il corso,
Il rimembrar delle passate cose,
Ancor che triste, e che l’affanno duri!
Torna il poeta a rimirare ancora dall’ermo colle che gli ispirò “L’infinito” e
si rivolge alla luna:
O graziosa luna, mi ricordo che, un anno fa, venivo pieno di angoscia su
questo colle a contemplarti e che anche allora, come fai adesso, tu stavi
sospesa su quella selva che interamente rischiari. Ma il pianto mi
sgorgava dalle ciglia e ai miei occhi il tuo volto appariva annebbiato e
tremulo, perché la mia vita era dolorosa, e lo è ancora, né cambia, o mia
cara luna. Eppure mi solleva il ricordare, e il contare gli anni della mia
sofferenza. Oh come giunge gradito nell’età giovanile, quando la
speranza ha ancora dinanzi a sé un lungo cammino e la memoria si
lascia dietro un tratto breve, il ricordo del passato, benché sia stato triste
e il dolore ancora perduri!
Antonella Pederiva Emmeavideopoetry.com