Di Antonella Pederiva
Non per casoL’alba di un nuovo giornoInizia col grido del galloChe fin dai tempi antichi indicaUn tradimento
(Alba)
Una poesia e una scrittura che porta il lettore alla riflessione, quella di Bertold Brecht, il principale drammaturgo tedesco del Novecento, nato il 10 febbraio 1898 ad Augsburg (Augusta – Baviera). Un poeta, scrittore, drammaturgo ironico, dissacrante, critico, indipendente, capace di filosofeggiare sui più grandi argomenti con grande logica e con termini chiari, incisivi, penetranti.Anche le sue opere furono bruciate a Bebelplatz il 10 maggio 1933.”Dort, wo man Bücher verbrennt, verbrennt man am Ende auch Menschen”. “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”, recita la frase scritta nel 1817 dal poeta Heinrich Heine, posta sulla targa a ricordo dello scempio.Il consolidamento del potere, non di rado, passa anche attraverso questo, il tentativo di mettere un bavaglio alla cultura e al libero pensiero.
“Chi ai nostri giorni intende combattere la menzogna e l’ignoranza e vuole scrivere la verità, ha da superare almeno cinque difficoltà.Deve avere il coraggio di scrivere la verità, benché ovunque essa venga soffocata; l’accortezza di riconoscerla, benché ovunque essa venga travisata; l’arte di renderla maneggevole come un’arma; il giudizio di scegliere coloro nelle cui mani essa diventa efficace; la scaltrezza di propagarla fra questi. Tali difficoltà sono grandi per quelli che scrivono sotto il fascismo, ma esistono anche per quelli che sono stati banditi o hanno dovuto fuggire, e valgono persino per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese.
“(tratto dal saggio “Cinque difficoltà per scrivere la verità”)
“Segavano i rami sui quali erano seduti e si scambiavano a gran voce la loro esperienza di come segare più in fretta, e precipitarono con uno schianto, e quelli che li videro scossero la testa segando e continuarono a segare.
“Anche Brecht pone l’accento sulla stoltezza umana, sull’esperienza come inutile monito per l’Umanità, sulla mancanza di dubbi che portano l’Uomo nel baratro, sull’arte subdola della persuasione attraverso i mezzi di scrittura e stampa. Lo spiega bene nella sua opera, rimasta, purtroppo, incompiuta, “Il romanzo dei Tui” in cui “Tui” è “l’intellettuale dell’epoca delle merci e dei mercati. Il noleggiatore dell’intelletto”, come lui stesso spiegò. L’intellettuale disposto a vendersi al miglior offerente.
“[…]richiede studio e allenamento. E molta disciplina. Solo con l’esercizio è possibile elevarsi dalle bassezze della leccata corriva, e soltanto quando la perseveranza lascia il posto alla fantasia si diviene veri maestri. Il complimento comune è merce dozzinale, cicaleggio meccanico senza senso né ragione, privo di ogni raffinatezza. Il lecchinaggio praticato come un’arte invece produce espressioni originali, peculiari, profondamente sentite: crea una forma. L’artista completo è duttile, poliedrico, sempre capace di sorprendere. […] Questo non è più dilettantismo, è già arte. L’arte del leccapiedi è inoltre, sia detto per inciso, una delle poche che dà di che vivere. Il lecchinaggio nutre il suo discepolo.Come ogni arte, anche questa ha la sua storia e ha conosciuto epoche di prosperità ed epoche di declino, così come una continua mutazione degli stili”.
Luci e ombre
Gli uni stanno nell’ombra
Gli altri nella luce
E si vedono coloro che stanno nella luce
E coloro che stanno nell’ombra
Non si vedono