Di Antonella Pederiva
Charles Bukowsky
Il 16 agosto 1920, nasce ad Andernach, in Germania, Charles Bukowsky, il poeta dei dimenticati. Un poeta popolare, capace di radunare le masse come ad un concerto rock, capace di trascinare nella poesia anche chi non aveva mai letto poesia, una voce forte e potente perché interprete della vita e dei malumori di ognuno. Un poeta maledetto, direbbe qualcuno, forse non a ragione; maledetto dalla vita e dal suo vizio di bere, ma straordinario testimone dei dubbi, dei sentimenti, delle contraddizioni, degli orrori, delle ingiustizie del mondo. Sarebbe stato interessante vedere cosa poteva scrivere di questo periodo che stiamo vivendo, Charles Bukowsky, ma la sua penna si posò per sempre nel quasi lontano 9 marzo 1994. Dire che fu rivoluzionario forse è attribuirgli un ruolo che non gli interessava di avere. Bukowsky viveva semplicemente il suo essere, il suo sentire, nel modo che gli era più congeniale, con i termini più appropriati a descrivere una società ruffiana e corrotta, tanto lontana dall’esaltazione del mito americano che la voleva rosea e vincente, a raccontare i disagi della gente comune, quella che si alzava presto al mattino, che prendeva la metropolitana affollata, che sgomitava per farsi largo e conquistarsi un posto al sole o che languiva disperata, delusa e impotente, con gli occhi fissi al fondo di un bicchiere. Oggi qualsiasi pseudoletterato o aspirante tale, qualsiasi persona che abbia voglia di esprimere uno stato d’animo, con un semplice clic può accedere agli innumerevoli siti che propongono le sue frasi e i suoi aforismi e servirsene nei contesti più disparati, a volte o spesso snaturandolo dai veri contesti e dal suo pensiero ma confermando la forza universale della sua poesia, totalmente dissacratoria e esente da schemi, lontana da ideologie politiche ma saldamente ancorata al terreno friabile dell’esistenza.
SII GENTILE
di Charles Bukowsky
Ci viene sempre chiesto
di comprendere l’altrui
punto di vista,
non importa quanto sia
antiquato
stupido o
disgustoso.
Uno dovrebbe
guardare
agli errori degli altri
e alle loro vite sprecate
con
gentilezza,
specialmente se si tratta di
anziani.
Ma l’età è la somma
delle nostre azioni.
Sono invecchiati
malamente
perché hanno
vissuto
senza mettere mai a fuoco,
hanno rifiutato di
vedere.
Non è colpa loro?
Di chi è la colpa?
Mia?
A me si chiede di mascherare
il mio punto di vista
agli altri
per paura della loro
paura.
L’età non è un crimine
ma l’infamia
di un’esistenza
deliberatamente
sprecata
in mezzo a tante
esistenze
deliberatamente
sprecate lo è.
“La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare.
“”Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.
“”L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.
” “Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo!Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla”.
“Ovunque vada la folla tu corri dall’altra direzione. Loro si sbagliano sempre.”