CON PAOLO NEL CUORE. GRAZIE

Di Antonella Pederiva

Vi ripropongo questo mio articolo, scritto subito dopo aver appreso la notizia della scomparsa di Paolo. Ci sono persone che non fanno parte della tua famiglia, ma che entrano in casa tua, nel tuo vissuto, che profumano nei tuoi ricordi come essenze buone.

fonte web

Non so molto di calcio. Non più perlomeno. Le mie memorie calcistiche sono rimaste a quegli anni in cui se mangiavo pane e calcio era colpa dei miei fratelli, due interisti e uno juventino. Io, dovendo scegliere per forza una squadra, per non essere da meno di loro, scelsi l’Inter. Non me ne vogliano gli esperti in materia, non inorridiscano, ma credo sia stato perché mi piaceva l’abbinamento del blu col nero. Di partite, però, non me ne perdevo una (anche perché di TV una ce n’era, ed era sintonizzata sempre sullo stesso canale!) e conoscevo tutti i giocatori. Mi era simpatico Mister Bearzot, più che un allenatore mi dava l’aria di un padre, con quei suoi lineamenti secchi come l’aria del suo Friuli. Zoff, Collovati, Scirea, Cabrini, Gentile, Bergomi, Oriali, Conti, Tardelli, Graziani, Rossi, Altobelli, Antognoni, Baresi, Bordon, chissà quante volte avrà urlato i loro nomi. Rossi lo associavo proprio alla maglia bianca e rossa del Vicenza, non la mia città allora (bellunese di nascita solo due anni dopo divenni vicentina d’adozione), in quell’anno in cui il ragazzo di Prato divenne un veneto, un bocia, un toso, come noi. Mi piaceva tanto quel suo sorriso a tutti i denti, aperto, semplice, sincero da ragazzino monello, da compagno di giochi, da birichino. Paolo Rossi era sinonimo di fuoriclasse, che fosse il migliore non doveva essere messo in dubbio. Era l’emblema dell’Italia perbene, quella con il presidente del popolo, di Pertini e della sua pipa, l’uomo indimenticabile che fece del suo ruolo una missione per il Paese, quello che in un’intervista concessa ad Oriana Fallaci ebbe a riferire: “Senta, mi dia pure del sentimentale o dell’ingenuo. Tanto non me ne offendo, per me anzi è un onore. Ma non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto”. Bei tempi quelli, tempi in cui veramente ci si riconosceva in questa Patria, oggi martoriata e fiacca. Buon viaggio Paolo Rossi, sabato tornerai, per un ultimo saluto, nella “tua” città, quella Vicenza che ti ha dato fiducia e ti ha visto calcisticamente (ma non solo) crescere e che oggi per te è vestita a lutto. Questo maledetto 2020 è riuscito a portare via anche te e insieme a te una parte di noi che, insieme a te, abbiamo vissuto i tuoi anni. Saluta il grande Mister e il Presidente e tutti coloro che ti hanno preceduto nel grande campo di calcio del cielo.