Di Antonella Pederiva
E quante volte ti senti fuori posto, fuori luogo? “In una società in cui il cielo è soltanto un insieme di nubi gassose, in cui non c’è né timore né tremore […] cosa c’è di più inutile, di più gratuito e ingiustificato della poesia?” scrive Susanna Tamaro in “Il tuo sguardo illumina il mondo”, un libro dedicato ad una amicizia e ad un grande poeta dei nostri tempi, Pierluigi Cappello, prematuramente scomparso. Son sempre i migliori che se ne vanno, recita un detto. E non ho dubbi che per un oscuro scherzo del destino o per una trama ben più vasta della nostra umana comprensione, sia così. “Finiremo come gli indiani d’America” continua Tamaro “chiusi in qualche riserva i cui confini si faranno sempre più stretti. Tu sarai Toro Seduto e io Cavallo Pazzo. […]
Coltivare anziché consumare. […] È il coltivare che rende le cose nobili, importanti. I sassi non si coltivano. Si coltivano le piante, i rapporti, perché l’atto di coltivare contiene in sé un’unica idea. Quella della crescita. Se siamo amici, è come se ci prendessimo cura entrambi di una piantina. La innaffiamo quando ha sete, la mettiamo al riparo quando ha caldo. Teniamo il terreno sgombro intorno a lei perché non crescano le erbacce. Nel farlo non ci chiediamo se, con il tempo, quel germoglio diventerà un fiore, un arbusto o un albero. Ciò che ci rende felici è sapere che, se uno di noi due un giorno non potrà portare l’acqua per dissetarla, sarà l’altro a farlo. Non ci sarà arsura capace di ucciderla. Cos’è infatti l’amicizia se non un’attenzione paziente e amorosa alla vita dell’altro?”
Cos’è, infatti, l’amore tra due persone se non la stessa cosa? Mi chiedo io. In una società in cui pure l’amore vien dato sotto condizione, dove tutto gira intorno ad un concetto egoistico e superficiale di soddisfazione personale, di una visione narcisistica di esaltazione dei propri desideri e del proprio star bene, quanto conta darsi e dare, costruire invece di consumare? Poco, è la risposta che mi do. E temo che farò compagnia a Susanna nella riserva.