DAMASCO CAPECCHI, L’ULTIMO POETA POPOLARE PISTOIESE

di Antonella Pederiva .

foto / marcobartolomei

L’ultimo poeta popolare pistoiese, così è stato definito DAMASCO CAPECCHI. In un’intervista rilasciata all’epoca, nella sua Bonelle, Damasco si rammaricava di non aver potuto studiare e di non avere i mezzi per esprimersi in modo più efficace. Ma non è la cultura che fa il poeta, il poeta nasce poeta e trova tutti i mezzi a sua disposizione per esserlo. Se il poeta possiede solo cento parole, quelle parole diventano strumento di ispirazione e il suo estro creativo le sa disporre sulla carta come fossero colori. Damasco non ha scritto libri, tutte le sue poesie si sono tramandate a voce e il poeta le creava al minuto, trovando all’istante la rima perfetta. Arguto, ironico, irriverente, dotato di un’intelligenza superiore che lo portava all’emarginazione, incompreso dai più, Damasco possedeva il sacro dono del talento. Sincero, anarchico, ateo, severo con sé stesso e con il mondo, gloria e fama non lo toccavano, come non lo toccavano le promesse fatue di consumismo e successo. Damasco è in assoluto una figura di spicco, che va rivalutata e scritta nella Storia della Poesia.

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SONO UN IMBECILLE

Un giorno il cervello mi disse…

Io valuto le cose dalla superficie,

dai retta a me e ti farò felice.

Io, rispose l’inconscio,

vengo dal profondo,

mi chiamo sub cosciente,

voglio cambiare il mondo

e migliorar la gente.

Ascolta me che sono intelligente,

sono il cervello,

se dai retta a quello,

di guai te ne ha combinati mille,

se tu lo segui, tu sei un imbecille.

Nell’era dell’umanità robotizzata

dove i sentimenti sono ricordi del passato, parlar di poesia è una

stronzata

in questo mondo mi sono ritrovato.

Per avere mantenuto e conservato

l’animo semplice di un bambino

o son poeta o son cretino.

In questo mondo che non è il mio

maledetto il giorno che son nato

maledetto Iddio, madre natura,

che mi creò così, che fregatura.

Maledetta poesia,

basta coi sogni e con la fantasia,

Ho strappato l’anima e l’ho gettata via,

ho bruciato il cervello, l’ingegno e l’intelletto,

Ora sì che son perfetto.

Privo di cervello di animo e di cuore

Sono una macchina un motore.

Che questa sia un officina

ho dei dubbi e non ci credo.

Vedo tanti letti bianchi

E motori non ne vedo.

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