Di Antonella Pederiva
Scrittore ebreo sefardita nato in Bulgaria ma vissuto tra Svizzera, Germania, Austria e Inghilterra, Canetti non è sicuramente un autore di cui si parli tanto, nonostante il Premio Nobel conseguito nel 1981 “per i suoi lavori caratterizzati da un’ampia prospettiva, ricchezza di idee e potere artistico”. E forse il motivo può essere visto nella quasi impossibilità di dare alla sua opera una precisa collocazione letteraria o di inserirlo in una precisa corrente o movimento. Anche “Massa e potere”, pur essendo un saggio quasi unico nel suo genere al quale l’autore dedicò ben 38 anni della propria vita, non è sicuramente nelle biblioteche di molti. Opera sociologica, antropologica, ma prevalentemente psicologica per la vastità degli argomenti trattati in questa chiave, “Massa e potere” affronta e analizza le sfere del potere con spietata maestria mettendo a nudo l’ipocrisia dei vari comportamenti, la finzione e le dinamiche con cui i capi possono arrivare a condizionare un popolo.
“Il vero boia è la massa”, scrive a pagina 60 del libro, “la condanna capitale che, inflitta in nome del diritto, suona astratta e irreale, diventa vera quando è eseguita dinnanzi alla moltitudine.” Uno dei modi che il potere usa è servirsi della massa per ottenere degli scopi. Dirà infatti ancora Canetti “le mete remote devono acquistare significato, quelle prossime devono sempre più perdere peso, per apparire infine senza valore. […] La presenza di una meta molto lontana, nell’aldilà, aumenta la durata della massa.[…]La massa ha bisogno di una direzione. Essa è in movimento e muove verso qualcosa. La direzione comune a tutti gli appartenenti rinforza la sensazione di eguaglianza.” Ottenere uno scopo in un lasso di tempo proiettato nel futuro, induce la massa alla coalizione, “L’istante del sopravvivere è l’istante della potenza” scrive ancora Canetti “[…]” Il più antico ordine, impartito già in epoca estremamente remota, se si tratta di uomini, è una sentenza di morte, la quale costringe la vittima a fuggire.” La paura della morte, una sentenza senza appello che avvalora il diritto del potere all’autorità, che le toglie il peso dell’assurdità e che diventa, inverosimilmente, accettabile dalla massa. Non solo di potere e di masse scrisse Canetti, la sua opera, vastissima, comprende anche i libri dedicati alla sua autobiografia, “Il frutto del fuoco”, “Il gioco degli occhi”, “Party sotto le bombe”, e poi “La lingua salvata. Storia di una giovinezza”, “Le voci di Marrakech. Note di un viaggio”, “Un regno di matite” “Potere da Fé” e tantissimi altri. Uno scrittore che visse per scrivere, scrisse per essere vivo, l’immancabile matita tra le dita. Non è dato sapere quante ne consumò….
“Talvolta ho la sensazione che le parole siano tutte prive di valore, e mi domando perché ho vissuto. Ma non trovo risposte. E l’intensità della domanda a poco a poco vien meno, io mi siedo alla scrivania ed è di nuovo un far parole.” (Elias Canetti. “Un regno di matite”)