GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO E DEL DIRITTO D’AUTORE. WILLIAM SHAKESPEARE

Di Antonella Pederiva

La Giornata fu istituita ufficialmente nel 1995, quando durante la 28esima edizione della Conferenza Generale dell’UNESCO, riunita a Parigi, 12 Paesi proposero di lanciare un’iniziativa per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright. Ma perché fu scelto proprio il 23 aprile? Perché questa data ha anche un valore simbolico, coincide, infatti con la morte di tre grandi autori che hanno fatto la storia della letteratura: William Shakespeare (1564-1616), Miguel de Cervantes (1547-1616) e Inca Garcilaso de la Vega (1539-1616).
Le origini della Giornata mondiale del Libro si rintracciano però in Spagna e si devono ad una tradizione catalana: fu proprio in Catalogna che lo scrittore ed editore valenciano Vincent Clavel Andrés (1888-1967) promosse una giornata all’anno dedicata, appunto, al libro e il 6 febbraio 1926, il re Alfonso XIII promulgò un decreto reale che la ufficializzava. La festa, che inizialmente cadeva il 7 ottobre, fu in seguito definitivamente spostata al 23 aprile, giorno della ricorrenza di San Giorgio, patrono della Catalogna.
La tradizione voleva che, in questa giornata, gli uomini regalassero alle proprie donne una rosa; in memoria di questo, i librai catalani iniziarono poi a dare in omaggio una rosa per ogni libro venduto in questa data, ed è questo il motivo per cui è nota anche come Giornata del libro e delle rose.
Tra i tre scrittori che ricordiamo oggi, vorrei soffermarmi su WILLIAM SHAKESPEARE, poeta e drammaturgo inglese, nato a Stratford-upon-Avon nel 1564, morto nella stessa città, appunto, il 23 aprile 1616, a soli 52 anni, considerato dalla critica come una delle più grandi personalità della letteratura di ogni tempo e di ogni paese. Tra i 154 sonetti da lui scritti che, come la maggior parte dei sonetti scritti in quell’epoca, sono dedicati in larga misura al tema dell’amore o a temi in relazione con l’amore, vorrei proporvi il SONETTO 116 nella traduzione di un altro grande, questa volta dei nostri tempi, Giuseppe Ungaretti.

Non sia mai ch’io ponga impedimenti

all’unione di anime fedeli; Amore non è amore

se muta quando scopre un mutamento

o tende a svanire quando l’altro s’allontana.

Oh no! Amore è un faro sempre fisso

che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;

è la stella-guida di ogni sperduta barca,

il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza.

Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote

dovran cadere sotto la sua curva lama;

Amore non muta in poche ore o settimane,

ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio:

se questo è errore e mi sarà provato,

io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.