GIORNO DELLA MEMORIA. IL GIORNO DOPO.

di Antonella Pederiva .

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“Nel corso della storia, è stata l’inazione di coloro che avrebbero potuto agire; l’indifferenza di chi avrebbe dovuto sapere meglio; il silenzio della voce della giustizia quando contava di più; ciò ha reso possibile il trionfo del male”.

(Haile Selassie, ultimo imperatore di Etiopia, prima della conquista del paese ad opera dell’Italia)

Il Giorno della memoria è terminato. Si è parlato, giustamente, di Olocausto ad opera dei nazisti, tremenda pagina della nostra Storia in cui morirono tra i dieci e i quattordici milioni di persone.

Ma l’Olocausto non fu l’unico grande massacro. Di molti altri crimini si è macchiato l’Uomo nel corso degli anni. In Armenia, il numero di morti, conseguenza dell’eliminazione sistematica a cui è stata sottoposta la popolazione, dal 1915 al 1916, è stato stimato tra un milione e un milione e mezzo ma il genocidio non è stato mai riconosciuto dal governo turco. In Ucraina, nei primi anni trenta, il regime comunista di Stalin partorisce holodomor (dal russo moryty holodom, letteralmente, infliggere la morte per fame), una carestia che causa la morte di un numero di persone stimato tra i sette ed i dieci milioni, un numero che si aggiunge ai morti nei campi di lavoro in Siberia istituiti dal regime staliniano, i cosiddetti ‘gulag’, dove, secondo le stime, persero la vita all’incirca sei milioni di persone

In Cambogia, tra il 1975 ed il 1979 i Khmer rossi guidati da Pol Pot sterminano all’incirca due milioni di cambogiani su una popolazione di 7,7 milioni di abitanti.

Nel corso del conflitto in Nigeria, conclusosi nel 1970, si calcola che siano morte all’incirca due milioni di persone, soprattutto a causa di fame e malattie e che siano stati circa tre milioni i profughi in fuga dalla zona.

In Ruanda nel genocidio del 1994 morirono più di un milione di persone. Il massacro di Srebrenica, in Bosnia, è considerato uno degli stermini di massa più sanguinosi avvenuti in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Morirono più di 8000 persone ma alcune stime parlano di 10.000.

Nel 2003 il Darfur, regione nel sud ovest del Sudan, è stata sconvolta da una sanguinosa guerra tra la maggioranza nera e la minoranza araba. Oltre 400 mila i morti e 2 milioni e 800 mila gli sfollati.

E poi ancora, sono almeno 48 milioni i cinesi caduti sotto il regime di Mao tra il “Grande salto in avanti”, le purghe, la rivoluzione culturale e i campi di lavoro forzato, dal 1949 al 1975, e si calcola che oltre 1 milione di tibetani siano morti a causa delle violenze degli occupanti, quando, nel 1950, la repubblica popolare cinese invase lo Stato sovrano del Tibet, violando con tale aggressione la Legge internazionale e costringendo il Dalai Lama alla fuga in India.

A conseguenza di tutto ciò, il 90 % del patrimonio artistico e architettonico tibetano, compresi circa 6000 monumenti come templi, monasteri, e stupa, furono rasi al suolo e distrutti.

E come non parlare dello sterminio attuato dagli Stati Uniti e Canada contro i nativi americani, avvenuto dall’arrivo degli europei nel XV secolo fino alla fine del XIX secolo? Si ritiene che tra i 55 e i 100 milioni di nativi siano morti a causa dei colonizzatori, come conseguenza di guerre di conquista, perdita del loro ambiente, cambio dello stile di vita e soprattutto malattie contro cui i popoli nativi non avevano difese immunitarie, mentre molti altri, considerati barbari, furono oggetto di deliberato sterminio. Nella triste catena di violenze iniziata quando gli inglesi hanno messo piede in Australia, si calcola che, dal 1788, anno in cui si contavano circa 770 mila nativi, tra il XIX e il XX secolo, la popolazione sia stata ridotta del 90%. Nel corso degli anni, oltre alle violenze e ai massacri, anche politiche che miravano a cancellarne l’identità culturale:nel periodo compreso tra il 1910 e il 1970 migliaia di bambini aborigeni furono sottratti alle proprie famiglie e collocati in missioni cristiane dove era loro proibito parlare la propria lingua, praticare la propria cultura e rivendicare la propria identità. In Nuova Zelanda, un’altra pagina tremenda, e pochissimo conosciuta in Occidente, fu lo sterminio, ad opera dei maori, del popolo moriori, conclusosi con l’estinzione totale, nel 1933, allorché avvenne la morte dell’ultimo indigeno di sangue puro.Gulag, campi di concentramento, foibe, stermini etnici, religiosi e politici, orrori senza fine che non hanno insegnato nulla all’Umanità se, ancora oggi, chiudiamo gli occhi sulle tragedie dei nostri tempi, Siria, Yemen, Afghanistan, soprattutto, e poi Congo, Colombia, Libia, Burkina Faso e tantissimi altri che facciamo finta di non vedere, come le stime dei morti per fame, quasi 12.000 ogni giorno, circa 8000 sono bambini, che finiranno sui libri di storia come pagine infauste di umanità da ricordare in altri giorni di memoria.

Noi c’eravamo ma siamo stati in silenzio. Emmeavideopoetry.com