IL FALSO E IL VERO VERDE

Salvatore Quasimodo

Resta il pudore di scrivere versi. Di tutte le poche certezze che ho, la poesia resta punto fermo della mia vita. Poesia come arma e come scudo. Se tutto è caduco, se tutto è cangevole, nessuno mai potrà privarmi di essere poeta. (Antonella Pederiva)

foto web

IL FALSO E IL VERO VERDE

Tu non m’aspetti più col cuor vile

dell’orologio. Non mi importa se apri

o fissi lo squallore: restano ore

irte, brulle, con battito di foglie

improvvise sui vetri della tua

Finestra, alta su due strade di nuvole.

Mi resta la lentezza di un sorriso,

il cielo buio d’una veste, il velluto

colore ruggine avvolto ai capelli

e sciolto sulle spalle e quel tuo volto

affondato in un’acqua appena mossa.

Colpi di foglie ruvide di giallo,

uccelli di fuliggine. Altre foglie

ora screpolano i rami e già scattano

aggrovigliate: il falso e vero verde

dell’aprile, quel ghigno scatenato

del certo fiorire. E tu non fiorisci

non metti giorni né sogni che salgano

dal nostro al di là, non hai più i tuoi occhi

infantili, non hai più mani tenere

per cercare il mio viso che mi sfugge?

resta il pudore di scrivere versi

di diario o di gettare un urlo ai vuoti

o nel cuore incredibile che lotta

ancora con il suo tempo scosceso.