Di Antonella Pederiva
C’è un albero della vita nello stemma de “Il muro del canto”, la band romana che, miscelando vari generi, blues e ballad rock, recupera e fa rivivere la tradizione folk capitolina, un albero che la dice lunga su quella che è la loro filosofia artistica e dal quale si snoda un percorso musicale di assoluto spessore. Attorno alla voce baritonale del cantante Daniele Coccia, forte e intransigente, potente e carismatica, ruotano musicisti eccellenti, chitarrone punk dai suoni western morriconiani, una fisarmonica incandescente, ritmi scanditi da percussioni decise e autoritarie, sulle quali la voce narrante di Alessandro Pieravanti imbastisce i suoi dialoghi, ponte d’empatia tra la band e il pubblico.
La vita è cantata sul palco in tutte le sue sfaccettature, amare, tristi, ironiche, reali. Piccole gioie effimere che si scontrano con le lotte di ogni giorno, versi che ricordano i poeti maledetti, quelli ai margini della poesia vestita con l’abito nuovo della domenica.
Nessun giro di parole, solo cruda realtà, anche scomoda, spesso, presentata con uno stile ineccepibile, assolutamente originale e all’avanguardia. “Il muro del canto” è un muro che non si adegua alle leggi del branco, che è lontano da ogni qualunquismo, è uno dei pochi muri che non serve abbattere, così come il muro della poesia, dell’arte, della conoscenza. È un muro contro l’ignoranza. E la scelta del nome è significativa, al pari dell’albero dello stemma che li rappresenta.
Il Muro del Canto sono: Daniele Coccia Paifelman (voce) Alessandro Pieravanti (voce narrante e batteria) Eric Caldironi (chitarra acustica) Ludovico Lamarra (basso elettrico), Franco Pietropaoli (chitarra elettrica) Alessandro Marinelli (fisarmonica)