IL POETA DEL SORRISO E DELL’IRONIA.

RICORDO DI MASSIMO TROISI A 28 ANNI DALLA MORTE

Di Antonella Pederiva

“Se mi accostano a Totò e a Eduardo a me sta benissimo: sono loro che si offendono.” Vorrei partire da qui per questo mio ricordo. Dall’umiltà di un uomo, cresciuto in una famiglia semplice, tra tanti fratelli, nonni, zii e nipoti, figlio di una Napoli madre di grandi artisti e talenti, portata alla cronaca spesso per i suoi guai e troppo poco messa in risalto per le sue eccellenze. Anche quella di Troisi è una storia di riscatto, di tenacia, di caparbietà, storia di un piccolo uomo che riuscì a diventare un gigante. Dietro ai grandi comici, dietro ai loro sorrisi e alle loro risate, si nascondono spesso grandi dolori e sofferenze, la loro grandezza si rivela proprio in questo, nella capacità di andare oltre le loro vicende personali, di trasformare la tragedia in commedia. Massimo Troisi era malato, il suo cuore era malato, da tempo, da sempre, ma non era cosa da mettere in evidenza, perché Massimo preferiva far parlare i suoi personaggi che far parlare di sé. Aveva, Massimo, la dote innata del surreale, dell’ironia, non conosceva il compatimento di sé, preferiva l’azione delle piccole cose, quelle che, tutto sommato, danno senso alla vita. Fu anche poeta, Massimo, anche se pochi lo sanno. E come avrebbe potuto essere altrimenti? Un cuore debole ma con grandi sentimenti, largo quel tanto che bastava per accogliere il mondo, generoso e colmo d’amore. Sapeva bene, Massimo, che quel cuore lo avrebbe tradito, conosceva il suo destino ma lo affrontò con il brio che lo distingueva, con quegl’occhi in cui, però, a ben scrutare nel profondo, leggevi tanta malinconia. Un poeta non muore mai, che sia poeta di parole o poeta di vita. Massimo è vivo, e vivrà per sempre.

IL RIMPIANTO (A MIA MADRE)

di Massimo Troisi

Io sciupai il tuo candido seno di giovane madre, di donna piacente

Rubai allo specchio la tua bellezza

E nelle tue mani sempre più vecchie, fotografie.

I discorsi di mio padre li ho imparati a memoria.

Fosse per lui crederei ancora ai libri di storia.

Con te devo riincontrarmi in un fiume nero

E tra fiori e marmi ritorna il rimpianto.

La guerra ti tolse dalle labbra il sorriso

Io cancellai anche quel po’ di rossetto.

Ti vedevo gigante, poi un rivolo di saliva all’angolo della bocca.

E ti vidi bambina, ti vidi morire e tra fiori e marmi

Tra un pugno e un bacio, tra la strada e il mio portone

Tra un ricordo e un giorno nero

Torna e vive anche il rimpianto.

Massimo perse la madre all’età di 18 anni, il 22 ottobre 1971.

In questa poesia si sente l’eco dei versi di Pasolini, autore che Massimo

ammirava molto.

Tutti i 12 componimenti di Massimo sono stati raccolti sotto forma di

canzoni da Enzo Decaro, suo compagno insieme a Lello Arena ne

“La Smorfia”, in un disco intitolato “Poeta Massimo”.