Il VIAGGIO E LA SCOPERTA DI ITACA La poetica di Kavafis ai giorni nostri.

Di Antonella Pederiva

Se ti metti in viaggio per Itaca
augurati che sia lunga la via,
piena di conoscenze e d’avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi
o Posidone incollerito:
nulla di questo troverai per via
se tieni alto il pensiero, se un’emozione
eletta ti tocca l’anima e il corpo.
Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi,
e neppure il feroce Posidone,
se non li porti dentro, in cuore,
se non è il cuore a alzarteli davanti.

Augurati che sia lunga la via.
Che sian molte le mattine estive<br>in cui felice e con soddisfazione
entri in porti mai visti prima;
fa’ scalo negli empori dei Fenici
e acquista belle mercanzie,
coralli e madreperle, ebani e ambre,
e ogni sorta d’aromi voluttuosi,
quanti più aromi voluttuosi puoi;
e va’ in molte città d’Egitto,
a imparare, imparare dai sapienti.

Tienila sempre in mente, Itaca.
La tua meta è approdare là.
Ma non far fretta al tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni;
e che ormai vecchio attracchi all’isola,
ricco di ciò che guadagnasti per la via,
senza aspettarti da Itaca ricchezze.

Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Non saresti partito senza lei.
Nulla di più ha da darti.

E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Sei diventato così esperto e saggio,
e avrai capito che vuol dire Itaca.

C’è tutto il significato dell’esistenza, in questa poesia di Costantino Kavafis. Il viaggio di Ulisse per tornare ad Itaca, narrato nell’Odissea, interpretato con gli occhi di un uomo del Novecento. La meta del viaggio come metafora della realizzazione di un sogno. Più lunga sarà la via per raggiungerlo, più esperienze accumuleremo. Sono le esperienze ad arricchirci, anche quelle che sembrano più negative, anche gli avvenimenti più difficili da accettare. Perché, senza di esse, avremmo perso in saggezza, perché le delusioni ci feriscono solo se a loro diamo importanza, solo se ci finalizziamo su di loro e perdiamo di vista il progetto.
“Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi, e neppure il feroce Poseidone, se non li porti dentro”; chi è fatto di bellezza può portare solo bellezza, ovunque vada. Se i sentimenti negativi non abitano il tuo cuore, la negatività non potrà impossessarsi di te. È un po’ il concetto del Fiore di Loto, (il titolo del mio secondo libro di poesie) che emerge dal fango ma che, dal fango, non viene sporcato. Ogni giorno entriamo in un porto mai visto, ogni giorno è per noi scoperta, occasione di acquisto di nuove mercanzie, di aromi voluttuosi con cui profumare la nostra vita. E se, alla fine, arrivando alla nostra meta, scopriremo che non era come l’avevamo immaginata, non importa. Che la meta sia uno scopo o la fine della nostra esistenza, ciò che conta sarà stato il viaggio, ciò che abbiamo imparato e colto, ciò che di noi agli altri avremo lasciato.

Kostantinos Petrou Kavafis, noto in Italia anche come Costantino Kavafis (Alessandria d’Egitto, 29 aprile 1863 – Alessandria d’Egitto, 29 aprile 1933) è stato un poeta e giornalista greco.
Poco considerato in vita (della sua produzione salvò soltanto 154 componimenti, fatti conoscere agli amici attraverso piccole raccolte stampate privatamente), dopo la sua morte fu riconosciuto come uno dei massimi poeti moderni.