‘IN TRASPARENTE” DI LEONARDO RINDI.LA VOCE DELL’INNOCENZA

Di Antonella Pederiva

È il compito del poeta, indagare i sentimenti, frugare nelle pieghe dell’anima per raccontare emozioni, raccogliere sensazioni e distribuirle sotto forma di parole, dare voce a chi non ha voce, essere testimonianza della realtà delle cose, osservare i mutamenti della società e del tempo, denunciare. Ogni poeta si sofferma su ciò che più ispira il suo verseggiare, oggetti, natura, persone, spirito. La poesia di Leonardo Rindi si veste di sofferenza, si fa condanna, si fa tuono, si fa fulmine, lancia che trafigge con la forza delle lettere, scelte sapientemente a strappare i veli di un argomento scabroso, doloroso, talmente difficile da trattare che solo pochi hanno l’ardire di sfiorarlo. Leonardo Rindi osa, e lo fa con tutto l’amore di cui il suo cuore è capace. Ed è un cuore affamato di compassione, di comprensione, profondamente afflitto e incredulo davanti alla piaga della violazione dell’innocenza. Ogni bambino del mondo avrebbe bisogno solo di tenerezza, di sguardi puri, di affetti sinceri, di mani volte ad abbracciare il suo candore perché un bimbo è la parte più limpida dell’universo, ciò che viene fatto ad un bimbo si ripercuote sull’andamento del Creato.

Nella foto: “In trasparente” di Leonardo Rindi
Copertina di Ornella Micheli e Valerio Toninelli,
“Sogno di un mistico” (2019)

“Nessun fiore restituirà la perduta primavera / nessun diario accoglierà / l’ombra nascosta nel segreto dell’orrore”, nessuno mai potrà ridare ali alla speranza quando un angelo si trasforma in demone, quando colui a cui un bimbo fiducioso si affida, assume l’aspetto dell’orco delle favole. Tutto si dissolve nella mente di un bimbo, le ombre calano a rivelare il buio in ogni attimo del giorno. “Mamma / questi panni non servono a coprire / La forma dell’inferno è dentro / accucciata fra i brandelli / del mio vincolo di obbedienza” Affida a vocaboli taglienti, Leonardo, il compito di scuotere la coscienza del lettore, l’incarico di rivelare le trame oscure della perversione.”Sì, sono stato un capriccio, / una tua dipendenza”. Evoca tutta l’angoscia, la disperazione, la paura, la rassegnazione, Rindi, lo fa con profondo rispetto e con caparbietà di risvegliare coscienze dormienti. Ci riesce bene. Pagina dopo pagina la nebbia si dirada, i protagonisti acquistano voce, sono urli assordanti che implodono nelle orecchie, sono i nostri figli prigionieri di un incubo senza fine. Troppo poco si fa per fermare questa piaga, questa serpe che si annida sotto vesti insospettabili, genitori, parenti, amici, uomini di religione, uomini “perbene”. Troppo miti le pene, troppo indulgenti le condanne. Un’anima strappata, che nessun filo può ricucire, grida giustizia. Retta, equa, pari giustizia perché nulla potrà più essere recuperato, “l’incubo si riaffaccia dal cratere del passato, / il gioco del supplizio / evoca / il rumore della paura / in un girotondo di parole. / Il bisogno di non credere / brulica nei ricordi / di una bocca ricucita dal silenzio”. Bocche silenziose che difficilmente trovano riscatto, occhi spalancati, permeati di stupefatto dolore, “in trasparente di ore scandite nella colpa, / in trasparente. / In trasparente d’anni sciupati nell’ombra, / in trasparente di vita, / di supplizi e di segreti, / in trasparente”.”In trasparente” è un libro che va letto, un antidoto all’indifferenza, un saggio in poesia, Leonardo Rindi, un poeta che merita attenzione, che farà ancora parlare di sé e delle sue opere e che, dopo “Il mercante di sogni” e “Uno sguardo di cielo tonante”, i suoi precedenti lavori, ha saputo dare conferma della sua sensibilità e del suo talento attraverso versi pregni di empatia ed umanità.