ISTRUZIONE, CULTURA, INTELLIGENZA. TRE TERMINI A CONFRONTO

Antonella Pederiva

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L’istruzione è la trasmissione di conoscenze tramite libri e docenti verso un allievo. Si distingue da cultura che invece è “l’insieme delle cognizioni intellettuali che una persona ha acquisito attraverso lo studio e l’esperienza, rielaborate con un personale e profondo ripensamento così da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della sua personalità morale, della sua spiritualità e del suo gusto estetico e, in breve, nella consapevolezza di sé e del proprio mondo” (vocabolario Treccani). Il puro apprendimento di conoscenze fini a se stesse degenera invece in nozionismo. La persona istruita non necessariamente deve essere intelligente. L’intelligenza esula dall’istruzione. Intelligenza deriva dall’avverbio latino “intus”= dentro e dal verbo latino “legere”= leggere, comprendere. L’intelligenza è quindi la facoltà di comprendere la realtà non in maniera superficiale ma andando al centro delle cose, in profondità. Nel concetto di “intelligenza” si affermano tre capacità fondamentali: la capacità di risolvere problemi, cioè di ragionare logicamente, di intuire collegamenti tra idee diverse, di capire i vari aspetti di un problema e di avere un atteggiamento mentale flessibile; la capacità verbale, che implica abilità come quella di parlare in modo chiaro e ordinato e di possedere un ampio vocabolario; la capacità di pratica, costituita da abilità come quella di capire le situazioni, come raggiungere degli scopi e come espletare compiti nuovi. Oltre a queste capacità, Alfred Binet, psicologo, inventore del QI, il quoziente di intelligenza, aggiunge anche la capacità di autocritica e l’insoddisfazione per le soluzioni parziali che non chiariscono realmente il problema, unita alla coerenza che permette di non farsi fuorviare e distrarre dalle proprie iniziali intuizioni. (Antonella Pederiva)

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