JOSEPH RUDYARD KIPLING. LETTERA AL FIGLIO …di Antonella Pederiva

Vi ho abituati a ricordare nascite e decessi di poeti e scrittori. Oggi vorrei solamente parlarvi di quest’uomo, Joseph Rudyard Kipling. In occasione di cosa? Di nulla. O di questo difficile e particolare momento della Storia che stiamo vivendo. O solo per dedicare la sua lettera “If” a tutti coloro la cui vita è una ricerca di sé, a coloro che si battono per ideali di libertà e giustizia e di uguaglianza, a tutti coloro che si mettono in discussione e in dubbio e soprattutto in ascolto, degli altri e della loro coscienza di uomini.

JOSEPH RUDYARD KIPLING, scrittore e poeta inglese (Bombay 1865 – Londra 1936), cresciuto tra Inghilterra e India, è uno tra i più noti ed innovativi autori di libri di avventura e per ragazzi. Una scrittura, la sua, basata su una visione strettamente correlata alla realtà e avvolta, contemporaneamente, in un alone fantastico, capace di catturare ogni senso, entusiasmante e avvincente. Le sue poesie, i suoi romanzi e racconti, molti dei quali di ambientazione indiana, evocano immagini di straordinario vigore e rilievo, sensazioni e suggestioni di rara intensità. Identificato come il cantore dell’imperialismo britannico, Kipling ha saputo ambientare gli ideali in un ricchissimo immaginario, senza però perdere di vista i lati più aspri e crudi del dominio coloniale. Raggiunse la notorietà con le poesie Barrack-room ballads (1892) a cui seguirono i suoi capolavori: The jungle book (1894), The second jungle book (1895), Captains courageous (1897) e Kim (1901).

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo è stato tra gli scrittori più famosi del Regno Unito.

Nel 1907, fu insignito del Premio Nobel per la letteratura, primo scrittore in lingua inglese a ricevere il premio a 41 anni, il più giovane finora. Chiamato per il British Poet Laureateship e diverse volte per un cavalierato, rifiutò entrambi.

Dopo la sua morte nel 1936, le sue ceneri furono sepolte all’angolo dei poeti, parte del transetto sud dell’Abbazia di Westminster .

SE (IF)

Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te la perdono, e te ne fanno colpa. Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano, tenendo però considerazione anche del loro dubbio. Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare, o essendo calunniato, non rispondere con calunnia. O essendo odiato, non dare spazio all’odio, senza tuttavia sembrare troppo buono, nè parlare troppo saggio; se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone; se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo. Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori. Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi, o a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte. E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi. Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune. E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce, E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio senza mai far parola della tua perdita. Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi nel sentire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti, e a tenere duro quando in te non c’è più nulla se non la volontà che dice loro: “Tenete duro!” Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù, o passeggiare con i Re, rimanendo te stesso, se nè i nemici nè gli amici più cari potranno ferirti, se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo. Se saprai riempire ogni inesorabile minuto dando valore ad ognuno dei sessanta secondi, tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa, e, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio!