LA CURA DI BATTIATO E LA FILOSOFIA DELL’AMORE

di Antonella Pederiva .

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Sul significato della canzone “La cura” di Franco Battiato, uno dei più bei brani degli ultimi decenni, è già stato detto tanto e sono in molti ad avere messo in dubbio che si tratti di una dichiarazione d’amore rivolta ad una donna. Conoscendo la storia di Battiato e il suo percorso spirituale, è molto probabile che sia così. Per molto tempo Franco Battiato, nato a Riposto, in provincia, di Catania, il 23 marzo del 1945, cantautore, compositore, cantante, poeta, pittore, regista e sceneggiatore, artista a 360 gradi, capace di spaziare dal pop al rock, alla musica sperimentale, al new wave, al beat, all’elettropop, ha cercato nella filosofia orientale e nell’esoterismo, ispirazione per i suoi versi. Sono nate così, solo per citarne due, “La voce del padrone” e “Centro di gravità permanente”. Fondamentale per la sua creazione anche l’incontro con Georges Ivanovič Gurdjieff, filosofo, scrittore, mistico e musicista, maestro di danze armeno, di origine greco-armena le cui teorie influenzarono anche Katherine Mansfield, la delicata poetessa dell’amore che ammalata di tubercolosi, volle passare l’ultimo periodo della sua vita accanto al “Maestro”, vivendo da quasi eremita nella casetta che Gurdjieff le aveva offerto nella sua tenuta di Avon, presso Fontainebleau. Scopo del sistema di Gurdjieff è risvegliare la comprensione di sé nell’uomo contemporaneo, un uomo addormentato e, secondo il pensiero del filosofo, sempre soggetto a condizionamenti esterni che lo portano ad agire meccanicamente, in uno spazio in cui tutte le sue azioni, le sue parole, sono i risultati di influenze esteriori, di impressioni esteriori. Ritrovare la conoscenza reale dell’uomo e della natura, la cui traccia era stata cancellata ma che era ancora possibile ritrovare, questa fu la convinzione che orientò tutta la sua esistenza ed egli si prodigò a condividerla con uomini animati dal suo stesso desiderio di comprendere il senso della vita umana. Con questi presupposti è facile arrivare alla conclusione che ne “La cura” la protagonista non sia una donna ma l’anima stessa del poeta, il suo “Io” più profondo, il suo lato di coscienza che va preservato e accudito perché essa non tema né malattie né morte. Noi, però, che siamo inguaribili romantici malati di sentimentalismo, vogliamo pensarla ancora come una splendida poesia che vorremmo ci fosse dedicata da chi amiamo, perché, tutto sommato, siamo forti ma fragili e abbiamo un disperato bisogno di qualcuno che si prenda “cura” di noi. (Antonella Pederiva) LA CURA Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore Dalle ossessioni delle tue manie Supererò le correnti gravitazionali Lo spazio e la luce per non farti invecchiare E guarirai da tutte le malattie Perché sei un essere speciale Ed io, avrò cura di te Vagavo per i campi del Tennesse e Come vi ero arrivato, chissà Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni Attraversano il mare Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi La bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono Supererò le correnti gravitazionali Lo spazio e la luce per non farti invecchiare Ti salverò da ogni malinconia Perché sei un essere speciale Ed io avrò cura di te Io sì, che avrò cura di te Emmeavideopoetry.com