Di Antonella Pederiva
foto web
Franco Battiato, all’anagrafe Francesco Battiato (Ionia, 23 marzo 1945 – Milo, 18 maggio 2021)
Un suono discende da molto lontano
Assenza di tempo e di spazio
Nulla si crea, tutto si trasforma
La luce sta nell’essere luminosi
Irraggia il cosmo intero
Cittadini del mondo
Cercano una terra senza confine
La vita non finisce
È come il sogno
La nascita è come il risveglio
Finché non saremo liberi
Torneremo ancora
Ancora e ancora
Lo sai
Che il sogno è realtà
E un mondo inviolato
Ci aspetta da sempre
I migranti di Ganden
In corpi di luce
Su pianeti invisibili
Molte sono le vie
Ma una sola
Quella che conduce alla verità
Finché non saremo liberi
Torneremo ancora
Ancora e ancora.
Nulla si crea, tutto si trasforma e forse non ci sarà mai dato sapere, è inevitabile, se il Maestro abbia concluso il suo passaggio terreno, se la sua anima sia stata sufficientemente libera per vagare altrove, per passare ad un livello spiritualmente più elevato, ad altre esistenze, o se anch’egli sia tornato sotto altre spoglie. Come potremo riconoscerlo? A quale segno ci potremo affidare? Di lui non ci resta poco, ci restano capolavori musicali di rara bellezza, ci restano le sue poesie, strumenti di riflessione, ci restano i ricordi, quella certezza che ci apparteneva, che ci vietava di pensare alla possibilità di un mondo senza la sua presenza. La carriera di Battiato, va di pari passo con la mia infanzia, con la mia adolescenza, con la gioventù, con la mia età matura, va di pari passo con le mie lacrime e con le mie risate, con le mie scelte, con le mie speranze. Battiato era. Era entità infinita, era icona. “Battiato è morto” erano e sono vocaboli insopportabili, eresie, incredulità. Sono stridore, dissonanza, disarmonia. Battiato È. È essenza che permane, nei suoi suoni e nelle sue parole. È sentore di eterno. È speranza di immortalità per tutti coloro che non vogliono andarsene senza aver lasciato impronte profonde di sé.
In nineteen fortyfive I came to this planet
Ascoltavo ieri sera un cantante, uno dei tanti
E avevo gli occhi gonfi di stupore (I’ve seen many things in this part of the world)
Nel sentire, “Il cielo azzurro appare limpido e regale” (Let me tell you something)
Il cielo a volte, invece, ha qualche cosa d’infernale.
Strani giorni
Viviamo strani giorni
Cantava (Life can be short or long)
Sento un rumore di swing provenire dal Neolitico (It depends)
Dall’Olocene (Where you go at night)
Sento il suono di un violino (Alone and walking alone through the grey Sunday streets)
E mi circondano l’alba e il mattino (Looking for someone)
(The place was clean, well lit)
Chissà com’erano allora (I went in and I said, I suppose I said)
Il Rio delle Amazzoni (Whisky, please)
Ed Alessandria la grande (The place was clean well lit)
E le preghiere e l’amore? (Two men in a corner were waiting)
Chissà com’era il colore? (I saw it from their hands)
You look at the hands, not at the face
If you want to stay out of trouble
Mi lambivano suoni che coprirono rabbie e vendette
Di uomini con clave
Ma anche battaglie e massacri di uomini civili (Looking for someone)
L’Uomo Neozoico dell’Era Quaternaria (Where you go at night).
Strani giorni (Strange days)
Viviamo strani giorni (I lived through strange days)
Nella voce di un cantante
Si rispecchia il sole
Ogni amata, ogni amante
Strani giorni
Viviamo strani giorni
I’ve fallen into reverieI
dreamed a vague outline
The whisky flowed
Sending me into the past
Action roll the cameras
Here comes a lighting tour of my life
The two in the corner didn’t say a word, didn’t say a word