LA PROSPETTIVA DEL DOLORE

di Antonella Pederiva .

Fonte foto: Web. Fotogramma da “Luci della città” di Charlie Chaplin

Tutti noi abbiamo dei problemi. Sfido uno di voi a dire che non ne ha nessuno. E ognuno di noi vive i suoi problemi in modo diverso. Chi può dire che i suoi problemi siano più grandi di quelli degli altri? Ognuno sente i suoi. Ognuno sente il suo dolore. Persino un bambino può sentire forte il peso del quattro che ha preso a scuola. Un’idiozia per noi, un’enormità per lui. Tutto assume i contorni della prospettiva. Dipende sempre da dove guardi. Dipende da “come” guardi. Dipende da “come” affronti le avversità, da quanto peso dai agli avvenimenti della vita. Nell’affrontare i nostri problemi, grande significato assume anche la capacità di guardarsi attorno. Nel non focalizzarsi in noi stessi. C’è tutto un mondo intorno. Un mondo che soffre, sogna, spera. Proprio come noi.
“Tantissimi di noi si portano dietro il dolore e l’agitazione di un’inutile paura”, spiega Thich Nhat Hahn, monaco vietnamita, nel suo libro, Trasformare la sofferenza, “che si tratti della paura di morire o di soffrire la fame, di lesioni fisiche o della perdita, della paura di quel che potrebbe succedere facendo qualcosa di sbagliato, della paura di essere feriti o di ferire qualcuno che ci è caro. Le radici della nostra sofferenza sono profonde e collegate a quelle degli altri. Di solito pensiamo che la colpa del nostro dolore sia degli altri, per esempio dei nostri genitori, del nostro partner o dei colleghi di lavoro. Se guardiamo più a fondo, però, riusciamo a vedere le vere fonti della nostra sofferenza personale e anche che la persona che pensiamo ci abbia preso di mira è vittima della sua sofferenza personale. Comprendere i nostri dispiaceri personali ci permette di vedere e di comprendere il dolore degli altri. Se guardiamo senza giudicare riusciamo a capire e in noi nasce la compassione. La trasformazione è possibile.
[ … ] Se teniamo tra le braccia la nostra sofferenza, se la guardiamo in profondità e la trasformiamo in compassione, possiamo trovare la strada per la felicità … A volte ingigantiamo i problemi nella nostra mente facendoci trascinare da paura, rabbia e disperazione … per poter essere felici non dobbiamo aspettare che la sofferenza sia finita tutta: la felicità è a nostra disposizione, nel presente. Ma a volte il maggiore ostacolo che ci tiene lontani dalla vera felicità è proprio l’idea che ne abbiamo”. Focalizzarsi su ciò che abbiamo, su ciò che potremo perdere, sul valore dei sentimenti e delle relazioni, vivere le piccole rinunce come occasioni di riscoperta di visioni diverse di vita, dove l’essenziale sia ricchezza e valore, non lasciando, però, spazio agli egoismi altrui, quelli che ci fanno credere di essere pazienti ma che non consentono all’altro di crescere e di progredire. Non rabbia ma compassione, non rassegnazione ma consapevolezza di poter cambiare il corso degli eventi futuri con coraggio, calma e determinazione.
(Antonella Pederiva)

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