L’AMORE E LA GIUSTIZIA. LA PAROLA DI DIO. APPROFONDIMENTI E RIFLESSIONI.

Di Antonella Pederiva

Buongiorno a tutti e buona domenica, dal latino tardo domĭnĭca (dies, giorno) del Signore.
Oggi vorrei porre la vostra attenzione su questi brani del Vangelo di Gesù che riassumono la sua posizione di fronte alla carità e all’ingiustizia. Come sempre, il Salvatore rivela il suo pensiero attraverso le sue parabole, parla agli uomini del suo tempo ben sapendo che saranno anche gli uomini di domani. Alla nascita, molti di noi hanno ricevuto il battesimo che ci ha proiettato ad essere portatori della parola di Cristo. Non basta perciò professarsi, a parole, cristiani, il dovere di ognuno è vivere la Sua Parola, trasformare noi stessi in esecutori della Sua Parola.<br>Mt 22,34-40: In quel tempo i farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. Gli rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
Alla domanda del fariseo, Gesù cita due passi della Torah. Il primo, il comandamento dell’amore a Dio, viene dal libro del Deuteronomio ed è parte del cosiddetto Shemà (letteralmente “ascolta!”): “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte”.
(Dt 6,4-9)
Il secondo comandamento viene dal libro del Levitico: “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”. (Lv 19,18).
Gesù disse: ” […] ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt. 25,45)
Tutto il bene e tutte le cattiverie che riserviamo al prossimo sono quindi direttamente rivolte al Suo cuore.
“Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro… Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male”.
(Mc 7,14-15.20-21)
È dal nostro cuore, dai nostri pensieri di vendetta, di rancore, di odio, di non tolleranza, e dalle nostre azioni di singoli che si decide il destino dell’Umanità intera.
“Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo”.
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: “Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi”. Egli rispose: “Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. […] Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito”. Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti.
(Lc 11,37-53)
Guai a coloro che si credono “i giusti” e non rispettano le parole d’amore di Dio. Non basta curare l’esterno, pagare i dazi, essere in regola con la legge, perpetrando, di contro, ingiustizie. Guai a voi che lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio.