LEONARDO SCIASCIA. VERITÀ E MEMORIA. RIFLESSIONI

Di Antonella Pederiva

“Il più grande difetto della società italiana è quello di essere senza memoria”.

Il giorno 8 gennaio del 1921, 101 anni fa, a Racalmuto, Agrigento, Sicilia, nasceva Leonardo Sciascia, scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d’arte e insegnante italiano. Uomo libero dotato di notevole spirito critico. Se Sciascia vivesse ancora, che ritratto farebbe dei nostri tempi, di ciò che stiamo vivendo?

Paese che si regge sul conformismo, sulla supremazia, sull’arroganza del potere e sull’omertà. Era questa la descrizione che Leonardo Sciascia faceva dell’Italia, è questo il quadro che esce dai suoi scritti.

“Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali: quella che si suole chiamare la classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente?<br>Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. Anche se di fili d’oro.”
(dal libro “Todo modo” )

Una ragnatela nel vuoto, anche se all’apparenza d’oro, a cui si avviluppa il popolo, ignaro di essere prigioniero. Quale popolo?

“Io” proseguì poi don Mariano “ho una certa pratica del mondo; e quella che
diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di
vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con
rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…. […]
Al di là della morale e della legge, al di là della pietà, era una massa irredenta di energia umana, una massa di solitudine, una cieca e tragica volontà: e come un cieco ricostruisce nella mente, oscuro ed informe, il mondo degli oggetti, così don Mariano
ricostruiva il mondo dei sentimenti, delle leggi, dei rapporti umani. E quale altra
nozione poteva avere del mondo, se intorno a lui la voce del diritto era stata sempre
soffocata dalla forza e il vento degli avvenimenti aveva soltanto cangiato il colore delle parole su una realtà immobile e putrida?”

“La verità è nel fondo di un pozzo: lei guarda in un pozzo e vede il sole o la luna; ma se si butta giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità.”
(da “Il giorno della Civetta”)

Né sole, né luna. La verità avrà la faccia della realtà. Ma scoprirla non è facile perché:

“La menzogna è più forte della verità. Più forte della vita. Sta alle radici dell’essere, frondeggia al di là della vita”
(da”Il consiglio d’Egitto”)
La menzogna può essere anche forte ma non regge al tempo, non regge se l’Uomo non si arrende all’apparenza, se scava nel dubbio e nella logica, nelle contraddizioni, se resiste ai tentativi di omologazione del pensiero.

Oggi Sciascia manca, mancano le figure di intellettuali che sappiano scavare nel profondo, che non si fermino a guardare il sole o la luna nel pozzo, ma che rischino il tuffo nell’ignoto. Manca l’Intellettuale, l’Uomo coraggioso che sappia scomporre e demistificare certezze e slogan che sappia portare alla luce intrighi e togliere potere alle menzogne, che non abbia paura né timore di portare alla luce la memoria delle ingiustizie passate, che tolga il velo alle memorie dimenticate. Tutto torna, i cicli si ripetono all’infinito. Le coscienze dormono rivestite di oblio.