di Antonella Pederiva .
Un classico stasera. Se ripenso alla mia fanciullezza, rivedo il mio banco alle elementari di Feltre. Rivedo Gabriella, la mia amata maestra, il suo sorriso e la sua fermezza e risento la sua voce. Leopardi, Pascoli, e i cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da S. Guido in duplice filar che mi correvano incontro in estate ritornando al paesello natìo. Non era Bolgheri, ma il Carducci mi tornava in mente quando in auto percorrevo il viale. Ho iniziato con quella voce, quella di Gabriella, ad amare la poesia. Molte maestre oggi si disinteressano della poesia. Ne hanno già celebrato le esequie. Antica arte, obsoleta. Superata, sorpassata, passata di moda. La prima cosa che farei, se fossi ministrA dell’istruzione sarebbe introdurre un’ora di poesia. Perchè la poesia allarga i confini della mente…..
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Antonella Pederiva Emmeavideopoetry.com