LUCREZIA, LA DOPPIA VITA DI UNA BORGIA. Recensione al libro di Antonio De Cristofaro

DI ANTONELLA PEDERIVA

“Il lettore che leggerà il libro si renderà conto dell’amore e dell’infinita delicatezza che ho trasfuso nelle pagine dopo lungo tempo trascorso nello studiare i documenti e reinterpretare, secondo la mia visione dei fatti, la personalità di Lucrezia attraverso le vicende che si sono susseguite nella sua vita, con particolare riferimento al periodo in cui lei giunge a Ferrara per sposare Alfonso I d’Este fino alla sua morte.”  Inizio da queste parole dell’autore la mia recensione al libro “Lucrezia, la doppia vita di una Borgia”. Antonio De Cristofaro le scrive a pagina 327, quando il romanzo è già concluso, quando il lettore ha già avuto modo di immergersi nelle vicende di questa controversa figura rinascimentale, quando, sicuramente, si è già fatto un’idea dello stile e delle caratteristiche del suo scritto. Mi sono chiesta, “perché alla fine?”. Non tutti, credo, abbiano l’abitudine di iniziare un libro, sfogliando dapprima tutte le pagine, soffermandosi ad osservarne i dettagli, pesandolo e soppesandolo come si fa con un gioiello prezioso, così come faccio io. Perché scrivere queste parole nei ringraziamenti finali? Sono giunta alla conclusione, e chiedo venia al Dott. De Cristofaro se così non è, che l’autore volesse entrare in punta di piedi nella storia, che non volesse, in nessun modo, rendersi protagonista. Donna Lucrezia si presenta da sola, dopo la breve prefazione dello scrittore e traduttore libanese Hafez Haidar. Si presenta in vesti forse inusuali, in una quotidianità che sbalordisce. “Ero una donna, ero una madre, anch’io. Prima di essere un personaggio, sono stata una persona, con le sue gioie e con i suoi dolori, con i suoi pregi e con i suoi errori, con i suoi dubbi, con i suoi sogni”, sembra dirci. Lo stile fluido e scorrevole di De Cristofaro, ci trascina indietro nei secoli, le note numerate che accompagnano questa inattesa saga familiare ci conducono a precisi riferimenti nell’arco temporale. Lucrezia diventa la vicina della porta accanto, abbandona ogni stereotipo, ogni illazione, insieme a lei viviamo i tormenti di una giovane sposa, più volte sposa, nata e cresciuta sotto l’autorità di un padre Papa e di un fratello condottiero, privi, entrambi, di remore o scrupoli, costretta a subire le scelte d’altri, nonostante ciò, risoluta, accondiscendente sì, ma anche decisa, amante della bellezza, delle arti, della poesia, donna di notevole fascino e intelligenza.  In più di un’occasione, Lucrezia ci esorta ad interagire con lei, con le nostre emozioni, con il nostro appoggio o con la nostra disapprovazione. Non è mera descrizione di un evento o di un susseguirsi di eventi, l’amore profuso nelle pagine è palpabile, ci avvolge e ci accompagna, capitolo dopo capitolo.  “Sognai Lucrezia Borgia che mi chiedeva di scrivere la sua storia. Per dieci anni ho consultato documenti e memorie storiche, fino a capire quale fosse la forza che la rese così indimenticabile nei secoli”, scrive De Cristofaro nel retro della copertina. Basterebbe questo per capire l’intensità con cui l’autore ha intrapreso il suo viaggio. Non da solo, però; dopo tanto studio, ci ha voluto accanto, per condividere la sua meticolosa ricerca, storica ma anche psicologica. Noi che siamo arrivati alla parola “fine”, lo ringraziamo, perché abbiamo speso bene il nostro tempo. Lucrezia, la doppia vita di una Borgia  Antonio De Cristofaro  Aurea Nox editore