LUIS SEPÚLVEDA. IL CILENO ERRANTE CHE CANTAVA LA VERITÀ di Antonella Pederiva

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“Mentre questo romanzo veniva letto, a Oviedo, dai membri della giuria che pochi giorni dopo gli avrebbero assegnato il Premio Tigre Juan, a molte migliaia di chilometri di distanza e di ignominia una banda di assassini armati, pagati da criminali ancora peggiori, che hanno abiti ben tagliati, unghie curate e dicono di agire in nome del “progresso”, uccideva uno dei più illustri difensori dell’Amazzonia, una delle figure più rilevanti e coerenti del Movimento Ecologico Universale.Questo romanzo non potrà più arrivare tra le tue mani, Chico Mendes, caro amico di poche parole e molti fatti, ma il Premio Tigre Juan è anche tuo, e di tutti coloro che continueranno il tuo cammino, il nostro cammino collettivo in difesa di questo mondo, l’unico che abbiamo.”È rivolto a Chico Mendes, raccoglitore di caucciù brasiliano e Segretario generale del Sindacato dei lavoratori rurali di Brasileia, attivista e ambientalista, che si è battuto per tutta la vita contro il disboscamento della foresta amazzonica, assassinato il 22 dicembre 1988, il discorso di Luis Sepúlveda alla consegna del premio per il suo romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”. Nato il 4 ottobre 1949 a Ovalle, a nord di Santiago da un’indigena mapuche della Patagonia cilena, Sepúlveda fu un grande scrittore, ma ancora di più fu un grande uomo, che fece della sua esistenza una missione, un uomo in bilico tra letteratura e impegno sociale e civile. Uno scrittore rivoluzionario appassionato di verità e di giustizia, nato nel Paese dei poeti, nel Cile di Neruda, Allende, Parra, Bolaño, Serrano, e dei tanti artisti che il colpo di stato militare di Pinochet del 1973 tentò di mettere a tacere; molti di loro vennero messi a morte, altri imprigionati, altri esiliati. Luis fu arrestato due volte e condannato all’esilio. Una vita avventurosa stroncata da un nemico diverso, subdolo, quel virus che sta tenendo a scacco ancora l’umanità. Nell’Ospedale di Oviedo, in Spagna, dove dal 1996 viveva con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena, Sepúlveda si arrese il 16 aprile 2020 ma la sua parola, la sua testimonianza continuerà a vivere per sempre, come è il destino di coloro che nella parola hanno trovato i mezzi per diffondere luce, valori, che, attraverso le lettere, hanno aperto occhi ed orizzonti sulla realtà, sulle prevaricazioni, sulle sopraffazioni, sulle mistificazioni. Penne coraggiose che hanno, sì, saputo far sognare, come lui nella favola “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, ma che in questo sogno hanno inserito chiavi e messaggi per comprendere il mondo. Sepúlveda, “Il cileno errante”, come era stato ribattezzato dagli indios Shuar, nel ’77, vive ogni volta che ci immergiamo nelle sue storie. “Nessuno riesce a legare un tuono”, scriveva in questo libro, nessuno è riuscito in vita a rubargli quel suo sentire che metteva a disposizione del lettore, nessuno ha saputo imbavagliare la sua voce onesta e sincera, nessuno ha saputo frenare la sua ricerca di verità. Nemmeno la morte.Tratta dalla raccolta “Poesie senza patria”, edita da Guanda (2003), una struggente poesia dedicata all’amata moglie, un amore senza patria e senza confini, fatto di addii e di ritorni, rara e tenera unione di cuori.

LA PIÙ BELLA STORIA D’AMORE

L’ultimo suono del tuo addio,

mi disse che non sapevo nulla

e che era giunto

il tempo necessario

di imparare i perché della materia.

Così, tra pietra

e pietra seppi che sommare è unire

e che sottrarre ci lascia

soli e vuoti.

Che i colori riflettono

l’ingenua volontà dell’occhio.

Che i solfeggi e i sol

implorano la fame dell’udito.

Che le strade e la polvere

sono la ragione dei passi.

Che la strada più breve

fra due punti

è il cerchio che li unisce

in un abbraccio sorpreso.

Che due più due

può essere un brano di Vivaldi.

Che i geni amabili

abitano le bottiglie del buon vino.

Con tutto questo già appreso

tornai a disfare l’eco del tuo addio

e al suo posto palpitante a scrivere

La Più Bella Storia d’Amore

ma, come dice l’adagio

non si finisce mai

di imparare e di dubitare.

E così, ancora una volta

tanto facilmente come nasce una rosa

o si morde la coda una stella fugace,

seppi che la mia opera era stata scritta

perché La Più Bella Storia d’Amore

è possibile solo

nella serena e inquietante

calligrafia dei tuoi occhi.

Sepulveda ricevette in Italia il Premio Internazionale Ennio Flaiano, nel 1994, ed a seguire, il Premio Chiara e il Premio Alessandro Manzoni alla carriera, rispettivamente nel 2014 e nel 2015, ma il premio più grande è sicuramente la gratitudine e l’amore di chi lo ha letto e di chi continua a leggerlo.