NOI DIPENDIAMO DA NOI

L’INSEGNAMENTO-NON INSEGNAMENTO DI KRISHNAMURTI

Di Antonella Pederiva

“Non è un segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata.”

“Vedendo tutto ciò, la confusione, la grande infelicità, il senso di enorme malessere, ogni serio indagatore direbbe che è possibile trasformare questa società solo se l’individuo trasforma realmente sé stesso, ovvero se si rigenera dalle fondamenta. La responsabilità di questa trasformazione ricade sull’individuo, non sulle masse o sui preti, sui templi o le chiese, ma su ogni essere umano consapevole di questa spaventosa confusione politica, religiosa ed economica.”

Sono parole di Jiddu Krishnamurti, filosofo e scrittore apolide, una delle più grandi menti del ventesimo secolo, un uomo che, se la scuola fosse luogo di pensiero, dovrebbe, di diritto, trovare posto nelle aule scolastiche. Un maestro-non maestro, come lui stesso amava definirsi, al di sopra di ogni istituzione, politica e religiosa, costantemente alla ricerca della verità, intesa come “una terra senza sentieri”, totalmente da sperimentare attraverso un percorso di introspezione e di analisi personale, libera da ideologie e preconcetti.

“La mente, che di solito è pigra e indolente, trova facile seguire quello che qualcun altro ha detto. Il seguace accetta l’autorità come mezzo per ottenere ciò che viene promesso da un particolare sistema filosofico o di pensiero; egli vi si aggrappa, ne dipende e quindi ne rafforza l’autorità. Un seguace dunque, è un uomo di seconda mano; e la maggior parte della gente è del tutto di seconda mano.”

È indubbio che pensare richieda uno sforzo maggiore che abbracciare il pensiero di qualcun altro, pensare è un esercizio che nella nostra società viene sempre più sconsigliato e offerto come inutile alternativa. È invece attraverso ognuno di noi che passa la salvezza del mondo, attraverso i nostri pensieri di pace e di riunificazione, attraverso i nostri sentimenti purificati da condizionamenti.

Durante una riunione alle Nazioni Unite, Krishnamurti dichiarò che nessuna organizzazione avrebbe mai potuto assicurare la pace: è la nostra realtà psicologica che costruisce la società, ed è questa realtà che occorre modificare.

Il riferimento riporta ai nostri tempi, quanto siamo succubi degli accadimenti? Quanto siamo incapaci di una seria rivolta interiore? Quanto siamo inermi e demotivati di fronte ai grandi temi che potrebbero sconvolgere la nostra e l’altrui esistenza?

Siamo foglie trasportate dal vento, senza forza e senza volontà, abituate ad esserlo da anni di passività mentale, indotta, esortata, siamo cibo per gli avvoltoi che sempre più fitti volano sopra le nostre teste.

Krishnamurti, il non-maestro, attraverso le sue parole, ci induce a riflettere, a pensare che l’utopia è possibile, perché ciò che creiamo è frutto del nostro pensiero e ciò che non creiamo è frutto del nostro non-pensiero, ci insegna a ritrovare la dignità perduta, ad alzare la testa e a credere nelle nostre possibilità di Uomini al servizio dell’Umanità. Il tempo è ora, per iniziare un percorso nuovo; ora, non domani, è il tempo di comprendere che siamo noi a dirigere la nostra Storia e la Storia del mondo conosciuto, noi, attraverso ciò che facciamo ma, soprattutto, attraverso ciò che non facciamo, mentre ci lasciamo vivere nella nostra boccia di vetro scossa da altri, meno numerosi di noi.