di Antonella Pederiva
Difficile spiegare a chi non è mai stato ad un concerto dei Nomadi, l’atmosfera che si respira sotto il palco. C’è qualcosa di indefinibile, una corrente di energia, un’aura di serenità e di ordine, di allegria, di condivisione di un sentimento. Se prima di entrare sei un’entità a te stante, quando la musica inizia, sei un Nomade, un fratello, uno della stessa famiglia. Difficile trovare un fan di questo longevo gruppo che non sappia un loro brano a memoria. Cantano, cantano tutti, non sbagliano una parola. Applaudono, intonano cori, agitano le mani. E’ l’amore, il loro punto di intesa, ciò che li unisce; puro, sincero, appassionato amore per una band che ha saputo, in 57 anni, conquistare la fiducia del suo pubblico, stabilire un legame non formale, ma di affetto e d’amicizia. I loro concerti non sono solo concerti, sono dialoghi, sono ritrovi tra amici, sono occasioni di relazioni. Mentre si aspettano le prime note, mi corre incontro una bambinetta dalle bellissime treccine color sole al tramonto, avrà forse due anni, anche meno. E’ scappata dalla mano del papà che la rincorre e se la issa in braccio. Lei ride, ridono entrambi, ride pure il nonno, la folta barba bianca ed il cappello stile cowboy. Un passaggio di testimone tra un’epoca ed un’altra. Il presentatore annuncia l’arrivo di Beppe Carletti, dopo gli artisti, bravissimi, che hanno aperto le danze e l’intervento di Beppe è una dichiarazione di lealtà, di rispetto e d’amore, verso un uomo che è partito, ma che ha lasciato le sue impronte dietro di sé, nitide, chiare, profonde. Passi che ancora risuonano nel Teatro Tenda, allestito di fianco alla rocca di Novellara, il suo paese d’origine. La sua immagine osserva, sorniona, accondiscendente, dal murales accanto. Sembra approvare tutto questo, Augusto, sembra dire “Bravi, ragazzi. Siete sulla strada giusta. Continuate così”. “Augusto Daolio è vivo” dice Beppe “ci sta guardando e sentendo e il vostro cuore lo raggiunge fino al cielo”. C’è commozione, c’è pathos, ci sono lacrime trattenute che si trasformano presto in sorrisi. E poi c’è la musica. I grandi brani immortali, interpretati dalla possente voce di un Yuri Cilloni strepitoso, che resistono al tempo, che non appassiranno mai, fiori innaffiati dai ricordi. “Non servono Nomadincontri per ricordarlo” aveva detto ancora Beppe, “Augusto si ricorda ogni giorno, ad ogni concerto”. E’ il destino dei grandi uomini, le migliaia di persone lo confermano, sono destinati a sopravvivere a tutto, a far sentire forte la loro presenza. In fondo Augusto non è morto. E’ solo partito, libero, vagabondo, verso un cielo grande, verso un cielo blu dallo spazio immenso….