NUOVO DPCM. DUBBI E RIFLESSIONI


di Antonella Pederiva

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E così, anche stavolta, DPCM fu. Alla luce dei nuovi contagi e della recrudescenza del virus, che qualcuno, a suo tempo, ipotizzava già morto, il governo non poteva far altro che prendere atto di dover prendere delle decisioni a salvaguardia della salute dei cittadini che, seppure spesso recalcitranti alle regole e al buon senso, sempre protetti devono essere. Chi ha la responsabilità di decidere non ha mai un compito facile. Ogni azione viene pesata, sezionata, scandagliata, spogliata e messa a nudo da chi non aspetta altro che un passo sbagliato per contestare. In una nazione, è risaputo, il ruolo più comodo è sempre quello dell’opposizione. È più facile dire, “lo avevo detto io!” che fare. È più facile criticare che impegnarsi a trovare soluzioni. Ciò premesso, ascoltando attentamente il discorso del premier, ciò che se ne deduce è proprio questo, la volontà di non prendersi eccessive responsabilità. Meglio delegare, dando indicazioni vaghe e passando la palla a sindaci e a presidi, che, sicuramente, questa notte non avranno passato una notte tranquilla. Il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio De Caro, si fa portavoce del malumore dei primi cittadini e attacca: “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica. Questo non lo accettiamo. Ci saranno le forze dell’ordine a controllare le aree pubbliche in cui sarà vietato l’ingresso e a riconoscere residenti e avventori dei locali? I cittadini non si sposteranno da una piazza a un’altra? Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso”. Che dire poi del nodo scuola? “Per le scuole secondarie di secondo grado, verranno favorite modalità più flessibili dell’attività didattica, con ingresso degli alunni dalle 9 e con turni pomeridiani se possibile. E’ previsto che le università attuino piani di organizzazione della didattica in funzione delle esigenze formative e dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale”, questi, in sintesi, i provvedimenti. Misura, questa, che era stata annunciata già nel pomeriggio dalla ministra dei Trasporti Paola de Micheli, intervenuta a Mezz’ora in più su Rai Tre, la quale ha dichiarato che “non ci sarà una riduzione della quota di riempimento dei mezzi di trasporto locali, ma l’adozione di altre misure: l’ingresso scaglionato per le scuole superiori, orari differenziati per i lavoratori e un maggior ricorso allo smart working rispetto al 50% attuale”. In buona sostanza, come dire, se ho un’infezione metto un cerotto e passa tutto. Non è che curo l’infezione. Ci metto una pezza. Il sistema trasporti è un sistema che tutti i governi che si sono succeduti negli anni non sono mai riusciti a risolvere, diamo atto di questo al governo attuale, ma forse il peso che in questo modo si carica sulle spalle di dirigenti scolastici e sui genitori non è leggero. Occorre rivedere tutta un’ organizzazione scolastica e familiare. Rivedere metodologie, orari, tempi, tutto questo tenendo conto di carenze croniche di organico e di mezzi. Al 19 ottobre mancano ancora insegnanti, si devono ancora stabilire orari definitivi, ci sono lacune e buchi che sono gli stessi degli anni passati. Perché pure sull’istruzione i vari governi hanno sempre preferito rimandare e risparmiare. Entrare a scuola poi alle 9, quali disagi porta a chi si deve far carico di accompagnare i ragazzi? Non tutti usano i mezzi pubblici, non tutti arrivano da soli alla fermata del mezzo pubblico. Tutte le attività lavorative, o la maggior parte di esse, iniziano alle 8. Come sarà possibile conciliare le due cose? Attendiamo ancora, intanto, il consueto bollettino delle 17.00 e prepariamoci già al nuovo DPCM.

Antonella Pederiva