PIETRO MENNEA. IL CORAGGIO DELL’UMILTÀ

Di Antonella Pederiva

Dieci anni senza “la freccia del sud”, l’ineguagliabile Pietro Mennea, fino al 1996 detentore del primato mondiale sui 200 metri piani, ancora oggi detentore del primato europeo; detentore del primato mondiali sui 150 metri non rettilinei; fino al 2018, campione italiano insuperato nei 100 metri. Mennea, per chi ha vissuto i suoi anni era l’orgoglio di essere italiano, “credi di essere Mennea?” era un modo di dire che era entrato nel nostro vocabolario. Sensazionali le sue rimonte, quello scatto finale che sembrava impossibile, che ti faceva trattenere il fiato per poi farlo esplodere in un grido di vittoria. Mennea era per tutti, sportivi e non sportivi, un portabandiera, un alfiere, lo stemma glorioso di un’Italia onesta e fiera, un’Italia che sapeva stringere i denti e lottare per conquistarsi un posto d’onore nella Storia. Nessun atleta, dopo Mennea, ha saputo regalarci queste sensazioni, sono ricordi intimi, il suo dito alzato al cielo era per lui, ma anche per noi, era la nostra riscossa, il ragazzo di Barletta era nostro fratello che dal nulla aveva saputo creare il tutto; era il coraggio di cambiare il destino, era la prova e controprova che umiltà e sacrificio possono portare lontano, possono superare ogni avversità, possono farti arrivare vittorioso al traguardo.