Di Antonella Pederiva
“Il genere umano deve ricordare che la pace non è il dono di Dio alle sue creature; la pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri.”
“Si può usare il silenzio nella scrittura e si ha il diritto di farlo, ma non si ha il diritto a rimanere in silenzio quando c’è qualcun altro che ha bisogno della nostra parola; se c’è qualcuno che ha bisogno di sentirci parlare, se vedo un bambino soffrire e non urlo questa sua sofferenza, allora sono colpevole di silenzio”.
Sono frasi di Elie Wiesel, prigioniero numero A-7713, sopravissuto ad Auschwitz e a Buchenwald, autore di 57 libri, tra cui “La Notte”, che ricordo oggi nel giorno della sua nascita, il 30 settembre 1928.
La pace non è un dono di Dio, noi tutti ne siamo responsabili, tutti, nessuno escluso, ed è dalle nostre parole e dalle nostre gesta che dipende il futuro dell’Umanità. Possiamo scegliere di voltarci, di non vedere, possiamo scegliere di tacere, di lasciarci vivere, o piuttosto, sopravvivere, o possiamo decidere di riappropriarci della nostra capacità di pensare autonomamente, di riflettere, meditare, opporci, contrastare. Stava al popolo, allora, rifiutare un’ideologia che andava contro i diritti dell’Uomo, di una parte di Uomini. Spettava al popolo dire no all’ingiustizia, alla discriminazione, stava al popolo disubbidire. Spetta all’Uomo, oggi. Spetta all’Uomo abiurare ogni negazione dei diritti fondamentali, ogni intendimento di conflitto, farsi promotore di dialogo e di diplomazia, non farsi trasportare dagli eventi, considerare il peso delle azioni sulla Storia.
“Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato”, dice ancora Wiesel.
Prendere posizione, rigettare l’ignavia, esporsi, essere pensiero e proposito, fautori di speranza e di cambiamento, perché il cambiamento siamo noi, è nel nostro potere.
“Ci possono essere momenti in cui siamo impotenti a prevenire l’ingiustizia, ma ci non ci deve mai essere un momento in cui manchiamo di protestare.”
“L’opposto dell’amore non è odio, è indifferenza. L’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza. L’opposto della fede non è eresia, è indifferenza. E l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza.”
Tante, troppe occasioni esistono oggi di silenzio. Tanti, troppi gli accadimenti che ci vedono spettatori silenti, che non ci scalfiscono, che pensiamo siano problemi degli altri. Laddove il rispetto per il prossimo viene a mancare, laddove si infierisce sulla dignità di ogni singolo, è dovere di ognuno, invece, intervenire, farsi parola, farsi mezzo di conoscenza.
“Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni.”
Eliezer Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986, fu sempre voce. Voce degli ultimi, voce delle minoranze, dei perseguitati, uomo capace di trasmettere messaggi, mai uomo di guerra, messaggero dei morti, ammonitore dei vivi, memoria di una barbarie di cui si macchiarono carnefici, complici e accondiscendenti, Uomini muti….