RICORDANDO KANT RIFLESSIONI SUL DIRITTO ALLA VERITÀ

Di Antonella Pederiva

Mentire è lecito? Esistono menzogne buone? La verità merita, qualche volta, di essere taciuta? In un tempo storico in bilico, sempre, tra verità e menzogna, proviamo a vedere cosa ne pensava il grande filosofo, Immanuel Kant, che ricordiamo oggi nell’anniversario della sua nascita, il 22 aprile 1724.
Scriveva Kant:
Pazienta per un poco: i calunniatori non vivono a lungo. La verità è figlia del tempo: presto la vedrai apparire per vendicare i tuoi torti.”
“…la verità non è un possesso, sul quale si possa concedere il diritto all’uno e ricusarlo all’altro; ma specialmente perché il dovere della veridicità, soltanto di questo si sta parlando, non fa distinzione fra persone verso cui sia possibile avere questo dovere e persone nei cui confronti sia possibile distaccarsene, bensì è un dovere incondizionato, che vale in tutte le situazioni.”<br>Rifletto. Chi può attribuirsi il diritto di stabilire chi può accedere e chi no alla verità?
Secondo Kant, non esiste il diritto di mentire, non ci sono mai ragioni valide per limitare soggettivamente l’accessibilità della conoscenza. La verità è il fondamento di una società sana. Tutti hanno diritto alla verità, nessuno può avere la presunzione di decidere, a suo arbitrio, se l’interlocutore abbia o meno il diritto di conoscere la verità.
Ma è sempre valido questo principio? O possiamo scostarci da esso? Se sappiamo per certo che la nostra esposizione di verità può nuocere gravemente a qualcuno, possiamo accettare come buona la menzogna? Chi vi scrive vorrebbe abbracciare anche la tesi del filosofo francese Benjamin Constant che scrive:
“Dire la verità è un dovere. Il concetto di dovere è inseparabile da quello di diritto. Un dovere è ciò che, in un soggetto, corrisponde ai diritti di un altro. Dove non ci sono diritti, non ci sono doveri. Dunque dire la verità è un dovere ma solo verso chi ha diritto alla verità. Ma nessun essere umano ha diritto a una verità che danneggia altri.”
Ci sono perciò a mio parere, verità che non possono essere taciute, menzogne come la censura e la disinformazione, che non possono essere degne del vivere civile ma, nel contempo, menzogne che possono evitare danni ben peggiori. Questione di valutazione, quindi? Ma chi valuta ha sempre un buon metodo di valutazione?