Di Antonella Pederiva
Come ho già avuto modo di dire, non c’era storia. Marco Mengoni è inarrivabile, anche se sembra che non se ne sia ancora accorto. Il suo pianto alla notizia della vittoria è il pianto di un uomo, un ragazzo, umile, semplice, riconoscente. Se non avesse vinto, sarebbe stata una sconfitta della musica, del talento, dell’arte. Sanremo, con tutti i suoi (numerosi) difetti ha, questa volta, premiato i migliori di questa edizione. Bravissimo Lazza, emozionatissimo, incredulo quasi di essere prossimo ad una probabile vittoria, secondo solo ad un Mengoni, appunto, stratosferico. Mr. Rain è una piacevole scoperta, delicato, romantico, delizioso, la sua è una canzone che tocca il cuore, che lo riempie di diffusa dolcezza. Ultimo è fuori dal podio, ma non fuori dal cuore di tutti noi, che ne apprezziamo la spontaneità, la classe, la capacità di esprimere in modo chiaro e coinvolgente il suo mondo interiore con una voce sempre a prova di live. Tananai segue a ruota, ha i numeri per emergere, per dimostrare il suo valore. Possiamo essere soddisfatti, Sanremo non è più il Sanremo che vorremmo fosse, un tempio solo di eccellente musica, come era nell’intento degli esordi, ma si riscatta, parzialmente, mettendo in risalto cinque personalità che avranno tanto da dare al pubblico, che onorano il mestiere che si sono scelte.