SCUOLA. QUALE FUTURO? attualità – di antonella pederiva –

Veneto. Ad una settimana dall’apertura della scuola, cattedre vuote (tra tutte, 326 cattedre di posto comune nelle scuole primarie di Padova e più di 300 in quelle di Treviso), irregolarità di punteggi e di procedure e nessuna risposta degli Uffici Scolastici Provinciali. Queste sono ancora oggi, anno solare 2020, le modalità di accesso all’insegnamento nella Scuola italiana. Dovremmo tutti vestirci a lutto ed abbassare le bandiere a mezz’asta. Ogni anno si celebra il funerale della cultura e del sapere, ogni anno rinunciamo ad uno dei cardini della società civile, il diritto all’istruzione. Già, perché non basta mandare i propri figli a scuola, non basta vederli entrare in un edificio scolastico (peraltro spesso scadente dal punto di vista strutturale, ma stendiamo un velo pietoso). Non basta. Gli studenti hanno diritto a trovare, già dal primo giorno, l’insegnante in cattedra, cosa quasi mai scontata. E cosa ancora più fondamentale, trovare un insegnante competente e preparato. Altra cosa per niente scontata. Si insegna solo ciò che si sa. Se non si sa non si può insegnare. E quanti maestri e professori siedono in cattedra senza sapere? Senza sapere la materia per cui sono chiamati, prima di tutto, e poi senza sapere come insegnare. Non è possibile affidarsi ancora, nell’anno 2020, all’improvvisazione. Non è possibile interfacciarsi ancora con professori di francese che non sanno il francese, con professori di inglese con pronunce maccheroniche e termini raffazzonati alla meglio, professori di matematica presi in prestito dalle scienze, professori di lettere che, ad essere magnanimi, le lettere dovrebbero solo imbucarle. La Scuola, così come continua ad essere concepita, ha fallito, ha rinunciato al suo ruolo, su basi di cartapesta si formano solo uomini di cartapesta.