Sui libri di storia non ci sarà scritto nulla di tutto ciò…

fonte foto / pag fb N. Govoni

Sui libri di storia non ci sarà scritto nulla di tutto ciò. I figli dei nostri figli e le generazioni future non si scandalizzeranno di fronte a questo olocausto? Crimini contro l’umanità ignorati proprio da chi fa della morale un cavallo di battaglia. No. Questo non è un uomo, e non sono uomini nemmeno coloro che hanno in mano le loro sorti e che indifferenti dormono tranquilli nei loro letti morbidi. Non siamo uomini nemmeno noi, che sfogliamo queste foto e passiamo oltre, persi nelle nostre preoccupazioni quotidiane e nel nostro benessere ereditato, coscienze pulite dalla momentanea compassione. “Qualsiasi cosa avrete fatto a loro, l’avrete fatta a me”. E queste croci dovrebbero pesare come macigni sui nostri cuori.

Antonella Pederiva Emmeavideopoetry.com

Dalla pagina FB di Nicolò Govoni di Still I Rise:

Un mese fa, Moria, il campo profughi più grande d’Europa, è andato distrutto in un incendio senza precedenti. Quel giorno 13000 esseri umani, la metà dei quali donne e bambini, hanno perso tutto. Poteva essere un’opportunità di cambiamento, ma l’Europa ha fallito ancora una volta. Oggi questa gente si trova imprigionata in un nuovo campo, un campo addirittura peggiore. Benvenuti a Moria 2, l’ennesimo crimine di un’Europa inesistente.

“Mai più Moria,” aveva promesso la Commissione Europea. Ma stavate mentendo, non è vero?

In questi giorni è iniziata la stagione delle piogge sull’isola di Lesbo. Piogge torrenziali, vento gelido: è così l’inverno sulle isole greche. Gli hotspot si allagano, la vita diventa infernale. Quanti bambini tremanti ho asciugato nei miei anni a Samos? Innumerevoli, e negli occhi di tutti loro ho visto qualcosa che non dimenticherò mai: gli effetti di una notte al freddo, della pioggia martellante, del terrore di vedere la propria casa spazzata via dalle intemperie. Questa paura ti spezza. Ti incrina l’anima, non si riaggiusta mai del tutto. Rimane sempre dentro di te.

Il 2020 ha messo tutti noi in ginocchio, noi nelle nostre case confortevoli, noi con il medico a portata di telefonata. Ora prova a immaginare l’angoscia che devono provare queste persone, intrappolate in un luogo ignoto, disumano, con la pandemia alle porte e nessun futuro in vista. Prova solo a immaginare, se puoi…

A Moria 2, oggi, le tende sono inondate di fango e scarichi fognari. Il nuovo campo si trova davanti al mare, senza alcuna protezione dalle intemperie. Non c’è acqua corrente, non ci sono docce, l’elettricità è insufficiente, non c’è modo di scaldarsi, un solo pasto al giorno, niente dottori, e tutto questo con un numero incalcolabile di casi di COVID-19.

Ora, dimmi, è forse questo un uomo? E noi, è questo che siamo? È questa l’Europa che ci rappresenta? Siamo l’Europa dei diritti umani o siamo l’Europa dell’Olocausto, di nuovo?

Questo scempio non è casuale. Le autorità responsabili della costruzione del nuovo campo non sono da compatire, hanno decine di milioni di euro a disposizione. No, questo non è un errore, è un piano ben congegnato atto alla crudeltà e alla punizione collettiva. Stanno punendo migliaia di innocenti per il crimine più grande di tutti: avere bisogno di aiuto.

Molti moriranno questo inverno, se non facciamo qualcosa.

Prima di passare all’appello, però, soffermiamoci sui nomi delle autorità competenti. Chi sono? Chi gestisce e finanzia Moria e tutti gli altri hotspot? Chi potrebbe fare, e invece non fa niente? Tre enti, tre semplici, potentissimi nomi: il governo greco, l’Unione Europea e UNHCR.

Ecco, questo è il momento in cui chiamo tutti a raccolta ancora una volta. La situazione di Moria 2 è insostenibile, disumana, e soprattutto illegale. L’esistenza di questo campo viola tutte le leggi nazionali e internazionali sui diritti dell’uomo. Eppure sono solo 8000 persone. 8000 misere persone: basterebbero poche centinaia di città in tutta Europa per evacuare e chiudere gli hotspot, per sempre.

E queste istituzioni, dall’alto dei loro miliardi di euro, vorrebbero farci credere di non avere i mezzi per farlo?

No, io non vi credo. E, finalmente, non sono più l’unico.

Abbiamo scritto al Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, abbiamo scritto al Primo Ministro greco, Kyriakos Mitsotakis. Entrambi hanno ignorato la nostra richiesta, ma noi non ci arrendiamo. Finché ci sarà una via, noi la tenteremo. E quando non ci sarà più, ce la creeremo da soli.

Di seguito trovi l’indirizzo email di UNHCR Grecia, l’agenzia delle Nazioni Unite che dovrebbe proteggere i profughi negli hotspot. Non lo stanno facendo, e non lo stanno facendo da troppo tempo. Uniamoci. Chiediamo un cambiamento a gran voce. Scriviamo, ora:

great@unhcr.org

Nei commenti troverai il testo dell’email da inviare. Facciamo pressione, è la nostra arma più grande. Esigiamo che facciano finalmente il loro lavoro. Basta salari esorbitanti senza un vero impatto. Più onestà, più trasparenza, meno politica. Meno business. È questo che vogliamo. Chiediamolo, insieme.

Condividi questo post al massimo. Informa chi vive all’oscuro. Diventa ambasciatore di giustizia. Se non noi, chi? Se non ora, quando? Invochiamo, insieme, adesso: #NonAMioNome

Fonti: Aegen Boat Foundation, Salam Aldeen, Wave of Hope, Refocus Media Lab, Yousif Alshewaili

P.s. Facebook non permette di caricare foto e video insieme. Per chi volesse assistere ai terribili momenti del nubifragio, ho caricato un video reportage su Instagram: www.instagram.com/govoninicolo