SUL PALCO DELL’UNIPOL ARENA VA IN SCENA LA GRINTA DI EMMA MARRONE

di Antonella Pederiva – New Citizen Journalist –

foto / marcobartolomei

Prosegue il tour “Essere qui” di Emma Marrone, la cantante fiorentina di origini leccesi, vincitrice della nona edizione del talent show “Amici” di Maria de Filippi, seconda al Festival di Sanremo 2011, con il brano “Arriverà” e vincitrice nel 2012 con il brano “Non è l’inferno”. Sul palco dell’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, nell’area della città metropolitana di Bologna, con l’eco ancora vivo delle polemiche dovute alla sua esternazione di carattere politico (“Aprite i porti”), va finalmente in scena la musica, quella che dovrebbe essere linguaggio universale di pace e di tolleranza, protagonista indiscussa al di sopra di ogni ideologia di pensiero. E’ brava, Emma. Tutto può essere messo in discussione ma, certamente, non il suo talento. Davanti al suo pubblico, che l’accompagna cantando durante tutta l’esibizione, Emma dimostra una grinta e un’energia incredibili. Padrona della scena sempre, la sua voce si diffonde nell’aria, suscitando emozioni ed infiammando la platea. 29 brani. Tantissimi, tutti cantati dal vivo, senza attimi di smarrimento o cali di voce. Da “Effetto domino”(Lasciamo tutte le occasioni aperte, lasciamo un filo d’aria alle finestre) al brano conclusivo “Inutile canzone” (A volte ho come l’impressione di sprecare il tempo dietro alle parole, di respingere l’amore perché non lo so vedere, di restare sola apposta perché io non so restare) è una escalation di grandi successi; c’è pathos, ci sono grandi sentimenti, c’è la passionalità e l’entusiasmo di una ragazza di 34 anni che ha fatto della musica la sua vita. “Il coraggio a volte salva le persone, a volte le lascia sole come me” canta sempre in “Inutile canzone”. All’Unipol Arena, Emma non è sola; anche chi non la può pensare come lei, deve riconoscerne il coraggio, che può essere anche scambiato per eccesso di zelo, per inopportunità, opinioni discordanti ma che non possono avere il sopravvento su quello che resta un’obbiettività: la bravura di un’artista.