Di Antonella Pederiva
I nomi dei giorni della settimana,
(da septimus, settimo, sette giorni)
sembra abbiano (anche se alcune fonti lo smentiscono) la loro origine nella culla della civiltà, la Mesopotamia, oltre 5 mila anni fa e, in particolare, dalla tradizione sumera alla quale si deve anche l’arrotondamento del ciclo lunare in un tempo di 28 giorni, di 4 periodi ciascuno di 7 giorni: luna piena, luna calante, buio di luna e luna crescente.
I popoli della Mezza Luna fertile erano astronomi formidabili, capaci di creare i primi calendari per tracciare e prevedere il movimento della Luna e dei Pianeti. Il sistema fu poi adottato, sempre in Mesopotamia, dai babilonesi e da questi passò al mondo mediterraneo. Successe così che Saturno venisse associato alla rigenerazione dell’agricoltura, Venere all’amore e alla riproduzione, Marte alla guerra, Mercurio ai mercati e ai viaggiatori, Giove ai fulmini e ai tuoni.
Perché sette? Perché gli antichi non conoscevano ancora l’esistenza degli ultimi tre pianeti del sistema solare (Urano, Nettuno e, Plutone furono scoperti più tardi, rispettivamente nel 1781 da Herscel, nel 1846 da Le Verrier, e nel 1915 da Lowell e Tombaugh) e si basavano sui sette corpi celesti visibili ad occhio nudo, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno e, naturalmente, il sole e la luna. Successivamente, la suddivisione della settimana in sette giorni fu adottata dai greci e dai romani e, a partire dal secolo IV, anche dalle popolazioni germaniche. Interessante notare come questa divisione in sette giorni fosse condivisa anche da popoli lontanissimi come l’India, la Cina, il Tibet, la Corea e il Giappone.
Nell’antichissima tradizione astrologica Indiana, infatti, i nomi dei giorni della settimana derivano esattamente dagli stessi astri: Surya (Sole), Soma (Luna), Mangala (Marte), Budha (Mercurio), Guru (Giove), Shukra (Venere), Shani (Saturno).
Tornando alla Mesopotamia, il lunedì era il giorno della Luna (latino: Lunae dies), martedì di Marte (Martis dies), mercoledì di Mercurio (Mercuri dies), giovedì di Giove (Iovis dies), venerdì di Venere (Veneris dies). Sabato era in origine il giorno di Saturno (Saturni dies) tanto che la denominazione si ritrova nell’inglese Saturday.
Con il diffondersi in Occidente del cristianesimo, il termine ebraico “shabbat”, ovvero “giorno di riposo”, sostituì in molte lingue il nome pagano.
Per quanto riguarda la domenica, prima dell’avvento del Cristianesimo, questo giorno corrispondeva al dies solis, cioè il “giorno del Sole” in onore della divinità del Sol Invictus. Ancora oggi questa denominazione si è conservata nelle lingue germaniche come nella lingua inglese Sunday, o nella lingua tedesca Sonntag.
Il celebre editto di Tessalonica di Teodosio I del 27 febbraio 380, in cui l’imperatore stabilì che l’unica religione di stato era il Cristianesimo, bandendo ogni altro culto, pose le basi all’attuale nome del settimo giorno. Il 3 novembre 383 il dies Solis venne rinominato dies dominicus (Giorno del Signore), in cui i cristiani fanno memoria della Resurrezione di Cristo, ed è in tale forma che è giunto fino a noi.