ALDA MERINI. SEGNO CHE NON MUORE

Di Antonella Pederiva

Amore, getta la lenza
nel cuore degli anni profondi,
dove c’è stagno di sogni
e vento di bramosia.
Nella cornice del volto,
in queste rughe che ho dentro,
tu troverai mille arpe
per delle corde gitane.
La folla che zingaresca danza
intorno ai miei libri
non sa che sapido sangue
scorre nelle Chimere
e lì dove cadde l’Audace
fiorirono mille destini:
un erpice di amore
che miete vittime ancora.<br>
(Da “Titano amori intorno”)

Il 1° novembre 2009, Alda Merini, la poetessa dei Navigli, abbandona questa nostra dimensione. 14 anni in cui la sua poesia non ha mai dimenticato di riportarla in vita, così come noi la intendiamo. In ogni suo verso che pronunciamo, Alda Merini vive, è quella donna mite e forte che si osserva l’anima, che ha domato la sofferenza, che la ha sublimata in bellezza. Avrebbe scritto Merini se non avesse vissuto sulla sua pelle l’umiliazione del manicomio? Certamente sì, perché un poeta nasce nel grembo materno, la sua è luce che brilla nell’oscurità più fonda, in attesa di incontrare altra luce. Nella gioia e nella tristezza, il poeta sa trasformare in parole i sentimenti, sa trasfigurare se stesso, raccogliere il suo vissuto e la sua realtà, farsi testimone di sé e del mondo che lo circonda.

Da “Ballate non pagate”:

IO COME VOI SONO STATA SORPRESA

Io come voi sono stata sorpresa mentre rubavo la vita,
buttata fuori dal mio desiderio d’amore.
Io come voi non sono stata ascoltata
e ho visto le sbarre del silenzio
crescermi intorno e strapparmi i capelli.
Io come voi ho pianto,
ho riso e ho sperato.
Io come voi mi sono sentita togliere
i vestiti di dosso
e quando mi hanno dato in mano
la mia vergogna
ho mangiato vergogna ogni giorno.
Io come voi ho soccorso il nemico,
ho avuto fede nei miei poveri panni
e ho domandato che cosa sia il Signore,
poi dall’idea della sua esistenza
ho tratto forza per sentire il martirio
volarmi intorno come colomba viva.
Io come voi ho consumato l’amore da sola
lontana persino dal Cristo risorto.
Ma io come voi sono tornata alla scienza
del dolore dell’uomo,
che è la scienza mia.

Da “Paura di Dio”:

IL TESTAMENTO


Se mai io scomparissi
presa da morte snella,
costruite per me
il più completo canto della pace!

Ché, nel mondo, non seppi
ritrovarmi con lei, serena, un giorno.

Io non fui originata
ma balzai prepotente
dalle trame del buio
per allacciarmi ad ogni confusione.

Se mai io scomparissi
non lasciatemi sola;
blanditemi come folle!