OMAGGIO A FERNANDO PESSOA

di Antonella Pederiva .

fonte foto / fotomontaggio dal web

Il 30 novembre 1935, nel silenzio della sua stanza ammobiliata nel cuore di Lisbona, lontano dalle scene, ignoto quasi al mondo letterario, se ne va, a soli 47 anni, uno dei poeti più rappresentativi del Novecento, Fernando Pessoa. Una figura, la sua, che sarà scoperta solo più tardi, come è spesso destino dei grandi. Di lui si può dire certamente, parafrasando il titolo del capolavoro letterario di un suo contemporaneo, Luigi Pirandello, che fu “Uno, nessuno e centomila”. Tanti i nomi dietro ai quali celava il suo pensiero, tante le figure a cui dava voce, amici immaginari che colmavano il suo bisogno di espressione. Così Pessoa fu Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares e circa altri 70. Non pseudonimi ma personaggi ognuno con una propria biografia, con i propri ideali, e con le proprie caratteristiche stilistiche. Dotato di un intuito psicologico senza pari, forte di una cultura incommensurabile, Pessoa scandaglia l’animo umano, mettendo in luce la precarietà dell’esistere e, via via, tutti i sentimenti che lo attraversano: inquietudine, insoddisfazione, incertezza, tristezza, gioia, noia, dolore. Nato il 13 giugno 1888, Pessoa si immerge in quello che sarà il suo mondo, la sua ragione di vivere, la scrittura e la poesia, già a tredici anni, e continuerà la sua solitaria ricerca fino alla morte. Così dirà di lui il suo connazionale, José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, commentando la sua opera: “Fernando Pessoa non riuscì mai veramente ad essere sicuro di chi fosse, ma grazie al suo dubbio possiamo riuscire a sapere un po’ di più chi siamo noi”.
(Antonella Pederiva)

IL MIO SGUARDO È NITIDO COME UN GIRASOLE
di Fernando Pessoa

Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo…

Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire…
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso…

Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare…

Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare…

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