di Antonella Pederiva
Rinascerò
Rinascerai
Quanto tutto sarà finito
Torneremo a riveder le stelle
Rinascerò
Rinascerai
La tempesta che ci travolge
Ci piega ma non ci spezzerà
Siamo nati per combattere la sorte
Ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi
Questi giorni cambieranno i nostri giorni
Ma stavolta impareremo un po’ di più.
Così scriveva Stefano D’Orazio, storico batterista dei Pooh, insieme a Roby Facchinetti, nel suo ultimo brano “Rinascerò, rinascerai”, dedicato alle ferite di Bergamo. Una canzone d’amore per una città martoriata. La speranza di giorni migliori. Non ha potuto vedere i giorni a venire, Stefano, la morte lo ha colto il 6 novembre 2020, proprio mentre la battaglia contro la malattia che lo perseguitava da anni sembrava quasi essere vinta. “Abbiamo perso un fratello, un compagno di vita”, scrivevano in un post Roby Facchinetti, Red Canzian, Dodi Battaglia e Riccardo Fogli. E non è difficile credere loro, mentre scorrono sugli schermi le immagini dei loro concerti. Dal 1971, anno in cui era entrato a far parte della band, la sua batteria era diventata un elemento centrale e fondamentale dello spettacolo. Vederlo suonare, e parlo da spettatrice, era come fare un pieno benefico di energia. Ogni battito aggiungeva un battito al ritmo del cuore. Non ricordo un concerto senza quel grande immenso sorriso che testimoniava il suo grande amore per ciò che stava facendo. Un uomo simpatico, vitale, ironico, dotato di una mimica che pareva mettere a nudo il suo entusiasmo e la sua voglia di vita, i riccioli ribelli che lo facevano sembrare un ragazzo anche quando lo scorrere del tempo li aveva spolverati di bianco. Oggi, 12 settembre 2021, Stefano avrebbe compiuto 73 anni ma il condizionale passato ben poco si adatta alla sua immagine. Stefano D’Orazio È. Immutabile, eterno, come lo è la musica, come lo è la poesia, come lo è l’arte, come lo è l’affetto e l’amore di chi ha avuto l’onore di viverlo nel suo passaggio terreno.