di Antonella Pederiva

Forse non basta leggere i libri di storia e storcere il naso di fronte alle ingiustizie del passato. Forse non basta sprecare parole per ricordare quanto l’Uomo sia stato stolto, stupirci davanti alle crudeltà e agli orrori del passato. Forse bisogna aprire gli occhi su ciò che succede nel presente. Ovunque ci sia un uomo perseguitato, discriminato, privato della sua dignità, offeso, emarginato, lì c’è una società perdente, c’è un’Umanità in declino. Cosa possiamo fare? Ove non sia possibile agire, il dovere dell’Uomo onesto è parlare, denunciare, ribellarsi all’indifferenza, far sentire il proprio dissenso. Non restiamo tanto su questa Terra e non sappiamo quale sarà la nostra sorte, non perdiamo l’opportunità di aver agito secondo coscienza, non perdiamo l’opportunità di aver provato ad essere uomini e donne migliori, uomini e donne che hanno cercato di rendere questo pianeta un pianeta migliore, uomini e donne che non sono vissuti invano.
Vi voglio proporre due poesie di Mahmoud Darwish, scrittore palestinese considerato tra i maggiori poeti del mondo arabo, nato ad al-Birwa in Galilea, in un villaggio che fu occupato e successivamente raso al suolo dall’esercito israeliano, per questo costretto all’esilio, dapprima a Beirut e poi a Parigi. È autore di oltre 30 libri di poesia e otto libri di prosa e ha vinto il Premio Lannan per la Libertà Culturale della Fondazione Lannan, il Premio Lenin per la Pace e la Medaglia Cavaliere delle Arti e Belle Lettere dalla Francia.
Viva la poesia. La poesia non ha confini, la poesia è senza razza e senza barriere.
PENSA AGLI ALTRI
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.
PASSANTI FRA PAROLE FUGACI
O voi, viaggiatori tra parole fugaci
portate i vostri nomi,
ed andatevene.
Ritirate i vostri istanti dal nostro tempo,
ed andatevene.
Rubate ciò che volete dall’azzurrità del mare
e dalla sabbia della memoria.
Prendete ciò che volete d’immagini,
per capire che mai saprete
come una pietra dalla nostra terra
erige il soffitto del nostro cielo.
O voi, viaggiatori tra parole fugaci
da voi la spada … e da noi il sangue
da voi l’acciaio, il fuoco … e da noi la carne
da voi un altro carro armato … e da noi un sasso
da voi una bomba lacrimogena … e da noi la pioggia.
E’ nostro ciò che avete di cielo ed aria.
Allora, prendete la vostra parte del nostro sangue,
ed andatevene.
Entrate ad una festa di cena e ballo,
ed andatevene.
Noi dobbiamo custodire i fiori dei martiri.
Noi dobbiamo vivere, come desideriamo.
O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
Come la polvere amara, marciate dove volete
ma non fatelo tra di noi, come insetti volanti.
L’aceto è nella nostra terra finché lavoriamo,
mietiamo il nostro grano, lo annaffiamo
con le rugiade dei nostri corpi.
Abbiamo qui ciò che non vi accontenta:
un sasso … o una soggezione.
Prendete il passato, se volete, e portatelo
al mercato degli oggetti artistici.
Rinnovate lo scheletro all’upupa, se volete,
su un vassoio di terracotta.
Abbiamo qui ciò che non vi accontenta:
abbiamo il futuro….e abbiamo
nella nostra terra, ciò che fare.
O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
Ammassate le vostre fantasie in una
fossa abbandonata, ed andatevene.
E riportate le lancette del tempo
alla legittimità del vitello sacro
o al momento della musica di una pistola!
Abbiamo qui ciò che non vi accontenta
abbiamo ciò che non c’è in voi:
una patria sanguinante
un popolo sanguinante, una patria
adatta all’oblio o alla memoria ….
O voi, viaggiatori tra parole fugaci.
E’ giunto il momento che ve ne andiate
e dimoriate dove volete, ma non tra noi.
E’ giunto il momento che vi ne andiate
e moriate dove volete, ma non tra noi.
Abbiamo nella nostra terra, ciò che fare
il passato qui è nostro.
E’ nostra la prima voce della vita,
nostro il presente … il presente e il futuro
nostra, qui, la vita …e nostra l’eternità.
Fuori dalla nostra patria …
dalla nostra terra … dal nostro mare
dal nostro grano … dal nostro sale
dalla nostra ferita …da ogni cosa.
Uscite dai ricordi della memoria
O voi, viaggiatori tra parole fugaci !….
