JORGE LUIS BORGES E LA RICERCA DELLA VERITÀ

Di Antonella Pederiva

Il 24 agosto 1899 a Buenos Aires, Argentina, nasce Jorge Luis Borges. Il mio omaggio ad uno scrittore, ad un poeta che particolarmente amo:

Nemmeno una retinite pigmentosa che lo renderà praticamente cieco prima degli anni Sessanta, fu in grado di far deporre la penna a Jorge Luis Borges. La poesia e le parole non hanno bisogno di luce, vivono in un universo sconfinato pieno di colori, i colori delle emozioni, dei sentimenti, nascono in terreni fertili e aridi, proliferano nei deserti. Non hanno bisogno di occhi le parole, sono spade, coltelli, rose profumate e gigli. Testimonianze. Nella sua scrittura magia e realtà si fondono. Non a caso, da lui nascerà quella corrente che verrà battezzata “realismo magico”, che diventerà una caratteristica della letteratura sudamericana della seconda metà del Novecento. Ho sempre amato Borges per la sua capacità di evocare immagini e suggestioni, per quel suo stile asciutto e senza fronzoli, destinato a colpire direttamente il cuore. Accanito oppositore del modernismo spagnolo, Borges si affiancò alla corrente ultraista, che tendeva a sfrondare la lirica dal superfluo riportandola alla sua originaria condizione di metafora. Nonostante amasse smisuratamente la poesia, fu la narrativa a renderlo celebre. D’altronde, i suoi libri sono capolavori d’arte, che spesso affrontano temi a lui cari, quali il labirinto, gli specchi, gli scacchi e la biblioteca. Da direttore della Biblioteca Nazionale Argentina, Borges non poteva che essere un profondo conoscitore della letteratura mondiale e la sua cultura, unita ad un’estrema sensibilità, si rifletteva nei suoi romanzi. Borges fu sicuramente un visionario, ma nella sua accezione inglese, visionary, che descrive chi mostra un’immaginazione straordinaria; una potente vena creativa che si può marcatamente osservare nella sua opera capitale “Finzioni”, nella quale il grande scrittore argentino ci invita a riflettere sulla reale entità delle cose. Ecco così che “Finzioni” diventa il punto di partenza per molteplici riflessioni sulla menzogna di ciò che può apparire reale. La realtà è mutevole, soggetta alle interpretazioni di ognuno, mai oggettiva. La verità non è mai una sola e chi pensa di averla è uno sciocco e un illuso incapace di capacità critica. La realtà che i nostri occhi vedono è, spesso, solo una delle infinite possibilità che coesistono nell’esistenza. Come infinite possono essere le verità se viste da tanti punti di vista.

IL TEMPO

Il tempo è un fiume che mi trascina,

ma sono io quel fiume;

è un tigre che mi divora,

ma sono io quella tigre;

è un fuoco che mi consuma,

ma sono io quel fuoco.

Il mondo, disgraziatamente, è reale;

io, disgraziatamente, sono Borges.

TI OFFRO

Ti offro strade difficili, tramonti disperati,

la luna di squallide periferie.

Ti offro le amarezze di un uomo

che ha guardato a lungo la triste luna.

Ti offro i miei antenati, i miei morti,

i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:

il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires,

due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto,

avvolto dai soldati nella pelle di una mucca;

il nonno di mia madre – appena ventiquattrenne-

a capo di un cambio di trecento uomini in Perù,

ora fantasmi su cavalli svaniti.

Ti offro qualsiasi intuizione sia

nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana.

Ti offro la lealtà di un uomo

che non è mai stato leale.

Ti offro quel nocciolo di me stesso

che ho conservato, in qualche modo

il centro del cuore che non tratta con le parole,

né coi sogni e non è toccato dal tempo,

dalla gioia, dalle avversità.

Ti offro il ricordo di una

rosa gialla al tramonto,

anni prima che tu nascessi.

Ti offro spiegazioni di te stessa,

teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te.

Ti posso dare la mia tristezza,

la mia oscurità, la fame del mio cuore;

cerco di corromperti con l’incertezza,

il pericolo, la sconfitta.