VICTOR HUGO. I MISERABILI E LA MERITOCRAZIA.

Di Antonella Pederiva

22 maggio 1885. Muore a Parigi il grande poeta e scrittore, Victor Hugo, caposcuola del romanticismo francese, sicuramente il maggiore poeta del sec. XIX e forse il più grande che la Francia abbia avuto. Numerosi i campi in cui eccelse. Fu infatti anche saggista, aforista, artista visivo, statista e attivista per i diritti umani. Ha scritto opere per il teatro (Hernani, Burgravi), romanzi (I miserabili, Notre-Dame de Paris, Novantatré), poesie (Le foglie d’autunno, I Canti del crepuscolo, Le Voci interiori, I Raggi e le Ombre) e numerosi articoli di critica. Vorrei proporvi oggi un passo da “I miserabili” su un tema che mi è particolarmente caro, la meritocrazia. “Viviamo in una società grigia; riuscire, ecco l’insegnamento instillato dalla corruzione dominante. Sia detto alla sfuggita, il successo è una cosa piuttosto lurida; la sua falsa somiglianza col merito inganna gli uomini. […] Se guadagnate al lotto, eccovi diventato un uomo abile. Chi trionfa è venerato; tutto sta nel nascere colla camicia; ma se avete fortuna avrete il resto. Siete fortunati e vi si crederà grandi. L’ammirazione dei contemporanei è soltanto miopia; la doratura è oro. Essere il primo venuto non guasta, purché si sia arrivato.”

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